Eleonora de Fonseca Pimentel, marchesa rivoluzionaria.

Non fermarti alla prima sconfitta: il coraggio paga sul lungo periodo e rende immortali

Eleonora e i suoi talenti

Quando hai la rivoluzione nel sangue non importa che tu nasca nobile o plebea, ricca o povera. Ciò che importa è ascoltare il richiamo di quello che senti irresistibile dentro di te e che ti porta ad agire per il bene collettivo.

Eleonora de Fonseca Pimentel nasce da una nobile famiglia portoghese. All’età di dieci anni si trasferì a Napoli, dove la sua educazione fu affidata a uno zio abate, virtuoso uomo di lettere che le ha insegnato il latino, il greco e la storia antica. Era molto intelligente e fin da bambina aveva dimostrato una spiccata propensione all’apprendimento delle lingue straniere, la cui conoscenza le permise di intrattenere rapporti e corrispondenza con i più grandi letterati dell’epoca in tutta Europa, da Voltaire a Goethe, a Filangieri. Il suo animo sensibile la fece approcciare alla poesia, e all’età di diciotto anni invia i suoi componimenti di gusto arcadico a Metastasio con il quale intrattenne una corrispondenza epistolare che durò fino alla morte del poeta.

Il triste matrimonio

I sovrani di Napoli, Ferdinando II e Maria Carolina, furono colpiti dalle sue abilità e la nominarono bibliotecaria di corte, tuttavia, sebbene la poesia l’appassionasse, il suo cuore viaggiava verso ciò che stava accadendo in Francia: la Rivoluzione. Purtroppo nello stesso periodo su di Eleonora si abbatte una sciagura: fu promessa in moglie a Pasquale Tria, che si appropriò dei suoi soldi. Un uomo ignorante, volgare, violento e traditore che la teneva segregata in casa, costretta a subire ingiurie e soprusi di ogni genere.

Dopo il primo figlio che morì a soli otto mesi, non riuscì a portare a termine altre due gravidanze a causa delle percosse che subiva dal marito. Finalmente, a seguito di tanta sofferenza, il padre intervenne per porre fine a questo matrimonio, e nel 1785 riuscì a separarsi. Incomprensibile per me che il padre abbia atteso tanto per agire.

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Libera della zavorra matrimoniale, Eleonora può dedicarsi alla sua passione: la Repubblica

Accade che in Francia scoppia la Rivoluzione e viene decapitata Maria Antonietta, sorella della regina Maria Carolina. La corte di Napoli va in subbuglio e i reali, a cui un tempo era sta vicino, temendo che anche su di loro gravasse lo stesso destino, licenziano dal ruolo di bibliotecaria di corte Eleonora che diventa un’attivista politica. È nota soprattutto per il suo coinvolgimento nella Repubblica Napoletana del 1799, un breve periodo di governo democratico nella città di Napoli. Eleonora fu una delle principali figure dei moti antiborbonici scrivendo sul Monitore Napolitano e recitando poesie che incoraggiavano la resistenza al governo borbonico.

Marchesa di nascita, rivoluzionaria per elezione.

Da allora divenne la cittadina Fonseca, non più nobile e non più suddita, cronista della libertà e dell’uguaglianza. Dopo la caduta della Repubblica, Eleonora fu arrestata e processata per tradimento. Fu condannata a morte per impiccagione e giustiziata nel 1804. La sua figura è stata celebrata come simbolo della resistenza alla tirannia e della lotta per la libertà.

Nel corso degli anni, Eleonora è stata oggetto di numerose opere letterarie, artistiche e teatrali che ne hanno riproposto la figura e la sua eredità.

Eleonora ha salutato il mondo dicendo

Forse un giorno vi farà bene ricordare tutto questo

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