Arianna, la prima donna piantata in (N) asso.


Chi non ha detto almeno una volta la frase “siamo appesi ad un filo”, ma da cosa ha origine questo modo di dire popolare? La sua origine risale alla mitologia greca e al filo che tre donne figlie di Zeus, le Moire o Parche per i Romani, tessevano per scandire la vita degli uomini. Una filava lo stame, un’altra girava il fuso per torcere il filo che veniva colorato di bianco e intessuto con fili d’oro per scandire i giorni fausti o di nero per quelli infausti e la terza lo recideva determinandone il momento irrevocabile della morte. Nessuno, nemmeno Zeus poteva modificare il volere delle Moire. 

E poi c’è un altro filo di cui la mitologia ci racconta, un filo che segnerà il destino di una fanciulla e di un giovane uomo , delle loro famiglie e dei loro popoli e che pone i presupposti nella fiducia e nel tradimento. La storia di Arianna, figlia di Minosse re di Creta e di Teseo, figlio del re di Atene e il filo che la fanciulla donerà a Teseo per aiutarlo ad uscire dal Labirinto. 

Nel labirinto non ci si perde

Nel labirinto ci si trova

Nel labirinto non si incontra il Minotauro

Nel labirinto si incontra se stessi

H.Kern

Tutto ha origine dal tradimento che nelle storia si ripete come un leitmotiv. La prima a tradire è la moglie del re di Creta, Pasifae che a seguito di un sortilegio ordito dal dio Poseidone, si accoppia con un toro – certo non si può dire che i greci non avessero fantasia e che quella morbosa non fosse la preferita – Da questa unione nasce il Minotauro, un mostro con testa di uomo e corpo taurino che si ciba solo di carne umana. Minosse fa costruire un labirinto per rinchiudere il mostro e ogni anno gli sacrifica sette fanciulli e sette fanciulle provenienti da Atene, città nemica di Creta.

 Un giorno, tra il gruppo di giovani che sarebbero stati sacrificati, giunge il principe Teseo. Egli è intenzionato a uccidere il Minotauro, così da interrompere questi sacrifici umani di suoi giovani concittadini. Arianna e Teseo si innamorano perdutamente, anzi, errata corrige: Arianna si innamora perdutamente di Teseo e quest’ultimo sfrutta la situazione a suo vantaggio. 

Teseo promette ad Arianna di sposarla e le chiede di aiutarlo a sconfiggere il Minotauro. Arianna escogita lo stratagemma del filo, gli dona un gomitolo da srotolare a mano a mano che si fosse inoltrato nel labirinto, così, una volta ucciso il Minotauro, avrebbe ritrovato la via di uscita.Teseo compie l’impresa e si compie anche il secondo tradimento ad opera di Arianna verso il Minotauro che seppur mostro è sempre suo fratellastro. Teseo fa ritorno ad Atene portando con sé Arianna che lascia la sua famiglia e la sua terra per l’uomo amato. Tuttavia, sulla via del ritorno, sull’isola di Naxos, dove le navi di Teseo si sono fermate per la notte, l’uomo abbandona Arianna mentre lei sta dormendo. La mattina quando la donna si sveglia si accorge che Teseo è sparito e così la nave con tutto l’equipaggio realizzando di essere stata tradita e abbandonata a Naxos, piantata a Naxos, piantata in asso appunto. E siamo al terzo tradimento della storia.

Ariadne at Naxos, 1877 – Evelyn de Morgan – Preraffaelliti ( leggi l’articolo)


Arianna abbandonata a Naxos versa tutte le proprie lacrime e quando è al culmine della disperazione, ecco che arriva Dioniso – in questo caso proprio come il  deus ex machina – a salvarla, il dio la prende in moglie e le regala un diadema di pietre preziose che verrà scagliato in cielo e qui formerà la costellazione dell’Aurora Boreale e brillerà in eterno.

Lo diceva sempre mia nonna: “ si chiude una porta e si apre un portone”


Tuttavia considerare Arianna una donna sedotta e abbandonata mi sembrerebbe di recarle un’offesa. Arianna era una principessa, astuta e intelligente la cui unica colpa è stata quella di innamorarsi dell’uomo sbagliato, di uno dei soliti uomini che si cinge il capo di allori non suoi. Diciamolo pure, senza l’aiuto di Arianna, Teseo sarebbe ancora dentro il Labirinto a cercare l’uscita. Teseo in un futuro prossimo farà parte della spedizione degli Argonauti, capeggiata da un altro bell’imbusto, Giasone per conquistare il Vello d’oro ( leggi l’articolo). 

Arianna si fidava di Teseo e mai si sarebbe aspettata un tradimento. E invece, come scrive James Hillman nell’incipit di Puer Aeternus “non esiste fiducia senza la possibilità del tradimento”. Possiamo essere traditi laddove ci fidiamo davvero, ossia nei rapporti più intimi: fratelli, amanti, mogli, mariti, figli, genitori, non dai nemici, non dagli estranei. Più grandi sono li sentimenti e il coinvolgimento che proviamo, più grande è il tradimento. Nel preciso istante in cui concedi la tua fiducia poni il seme del tradimento. Nel medesimo istante in cui diamo vita ad un legame, fiducia e possibilità di tradimento si manifestano. Così come la presenza ha il seme dell’assenza. Arianna li ha provati entrambi, il tradimento e l’assenza. 

Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza significa accettare il rischio dell’assenza.”

Antoine de Saint – Exupery, Il Piccolo Principe, 1939

Il fuso delle Moire mi fa tornare in mente la storia di un’altra principessa, la fiaba de La Bella addormentata nel bosco dei fratelli Grimm, ricca di simboli filosofici e spirituali, il tema del risveglio, della Resurrezione e della rinascita, ma questa è un’altra storia e merita un’altra dissertazione, magari la prossima volta. 

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