Albori del Femminismo in Italia e in Europa.

Oggi vi racconto di quattro meravigliose donne, nascoste dai secoli, che tra il ‘500 e il ‘600 hanno scritto testi illuminati e illuminanti sulla condizione femminile, proponendo teorie all’avanguardia sull’emancipazione della donna. Per la valenza delle parole scritte possiamo intravedere gli albori del femminismo e indicarle come le pioniere del movimento femminista che iniziò concretamente, nei termini e nelle modalità che conosciamo, durante l’Era dei Lumi.

Mala tempora currunt

Siamo ancora in un contesto storico in cui l’odore del fumo dei roghi per le donne bruciate vive con l’accusa di stregoneria ( leggi l’articolo) si respira ancora nell’aria e si aggirano tristi figuri denominati pensatori – ahimè – quali Jean Bodin, che nella Demonomanie des sorciers, apparsa nel 1580, accusava le figlie di Eva di essere irrazionali, irresponsabili, incostanti, in combutta con Satana e di indurre alla perdizione morale – ma guarda un po’ quale pensiero innovatore! 

Viste le molteplici insidie che la donna recava, si riteneva necessario sottometterla completamente all’autorità maschile e circoscrivere il suo raggio di azione all’interno della sfera domestica, sacrificandone la sua libertà e relegando la sua identità al solo ruolo di moglie o di figlia. L’unica speranza auspicabile in un simile contesto rimaneva la vedovanza. Perfino ricevere un’educazione culturale le era negata, in quanto il sapere rischiava di incoraggiare l’orgoglio e la curiosità, considerati difetti femminili congeniti.

Primi vagiti del femminismo

La prima ad alzare la voce in segno di protesta all’inizio del XV secolo fu Christine de Pizan o Cristina di Pizzano, la prima scrittrice ad essere riconosciuta in Europa. Nata in Italia, fu educata alle lettere e alle scienze dal padre, insegnante di medicina e astronomia all’università di Bologna, poi diventato consigliere nel ruolo di astrologo di corte, del re Carlo V alla corte di Parigi, dove si stabilì con la famiglia.

Cristina stessa ricorda che il maggior ostacolo alla sua istruzione – raro percorso per quell’epoca in una donna – era rappresentato dalla opposizione della madre che avrebbe preferito per lei la tradizionale istruzione femminile, ricamo, cucito e le cosiddette arti minori, più adatta a un ruolo di futura moglie. Nel libro La città delle dame del 1404 stilò un elenco di donne virtuose e importanti dell’umanità e ne Le livre des trois vertus à l’enseignement des dames del 1405, sosteneva che l’intelligenza delle bambine poteva eguagliare e finanche superare quella dei loro coetanei maschi, semplicemente facendo frequentare loro la scuola e approcciandole all’istruzione. Pensiero promosso e sostenuto nei secoli futuri da grandi donne quali Virginia Woolf (leggi l’articolo)

Un grido di amarezza fu sollevato nel 1626 da Marie de Gournay che scrisse nel Grief des dames:

“ Fortunato sei tu, lettore, se non appartieni a quel sesso che, privato della libertà e interdetto da tutti i beni, come pure da pressoché tutte le virtù. Nè potrebbe essere altrimenti, visto che gli è negato l’accesso alle cariche, agli impieghi e alle funzioni pubbliche, ovvero al potere, perchè è nell’esercizio moderato di questo che si formano in massima parte le virtù. Un sesso a cui, come sola felicità, come uniche e sovrane virtù, si lasciano l’ignoranza, la servitù e la facoltà di passare per stupido, se questo gioco gli piace.”

Nella diatriba in ambito femminile educazione sì/educazione no, intervenne indovinate chi? Udite, udite! La Chiesa. La quale instaurò un’egemonia pedagogica ispirata al culto mariano che perseguiva un unico obiettivo: neutralizzare la natura demoniaca e oscura in agguato nella natura femminile – da Lilith( leggi l’articolo) in avanti, siamo tutte demoni – prendendo come unico modello le virtù incarnate dalla Vergine Maria – purezza, dolcezza e carità – al fine di realizzare la vocazione insita in ogni bambina di diventare moglie e madre ideale... E qui mi taccio perché rischio la scomunica!

Christine de Pizan e Marie de Gournay condividevano l’intento comune di contestare il totale monopolio maschile della scrittura e di prendere direttamente la parola per raccontare di sé, dei propri sentimenti e delle proprie aspirazioni più profonde. Fin dall’inizio scelsero di evitare con il sesso opposto scontri frontali, da cui sarebbero uscite perdenti – i tempi non erano ancora maturi – e di procedere per vie traverse. A loro difesa si poteva invocare una illustre collega scrittrice: Margherita, sorella di Francesco I e moglie del re di Navarra. Margherita di Navarra, fu la prima poetessa francese ad essere pubblicata, si misurava con pari talento e vivacità di intelletto con i contemporanei uomini. 

Una svolta nell’approccio. Lucrezia osa di più

Una donna che si oppose al predominio maschile con un piglio più battagliero fu la veneziana Lucrezia Marinelli,  visse a cavallo tra il 1500 e 1600, firmò le sue opere Lucrezia Marinella. E’ nota soprattutto per aver scritto  Le nobiltà et eccellenze delle donne et i diffetti e mancamenti de gli huomini del 1660, un trattato femminista che si inserisce nel dibattito rinascimentale che vedeva schierati in opposizione i difensori delle donne agli scrittori misogini. Il trattato di Lucrezia è una denuncia della varie opere del cinquecento che indicavano nelle donne l’origine di tutti i mali. Dopo una prima parte in cui Lucrezia Marinelli parla della nobiltà delle donne, nella seconda parte risponde polemicamente al trattato di Giuseppe Passi I donneschi difetti, pubblicato nel 1599.

In queste donne e nelle loro opere possiamo intravedere gli albori di un primordiale sentimento femminista. Tuttavia, restarono posizioni isolate. In epoca rinascimentale le donne istruite che, sapevano leggere e scrivere sui vari aspetti del femminile , erano una rarità. La maggior parte delle donne appartenevano alla classe contadina e erano analfabete. Al fine di ottenere sostenitrici per le cause femministe era necessario fare un appello a tutti i livelli della società, ma per questo dobbiamo aspettare i secoli seguenti, nei quali prese corpo il movimento femminista nelle modalità e nei termini che conosciamo e con illustri sostenitrici, donne meravigliose a cui noi oggi dobbiamo tutto. E ribadisco TUTTO. 

Non dimentichiamolo mai! 

Torna su