La sua bellezza, tramandata dalla storia dell’arte, – dagli schizzi di Modigliani, quasi tutti smarriti durante la Seconda Guerra Mondiale all’altero ritratto di Natan Altman, del 1914 – era abbagliante. Un corpo rubato alla statuaria, occhi penetranti e malinconici e naso aristocratico contribuirono ad accrescere il suo fascino sensuale che si narra fece invaghire di lei anche lo zar Nicola II.
Nasce da una famiglia aristocratica in un elegante quartiere di Odessa, il il 23 giugno 1889, Anna Andreevna Gorenko, assunse ben presto lo pseudonimo Achmatova, patronimico della bisnonna, come nom de plume, espediente suggerito dal padre per evitare che le sue poesie d’amore potessero dare scandalo alla sua famiglia. L’austero pudore interiorizzato nella sua infanzia le rimase cucito addosso
“Non ho mai amato vedere i miei versi stampati… mi sembrava una cosa sconveniente, come se avessi dimenticato sul tavolo una calza o un reggiseno…”
Da Odessa si trasferì a Kiev dove frequentò il liceo prima e poi la facoltà di giurisprudenza. Qui conobbe il suo futuro marito, lo scrittore Nikolaj Stepanovič Gumilëv che, come racconta Anna, in una Biografia Immaginaria abbozzata nel 1910 e raccolta nel libro Io sono la vostra voce, 1990 – di lei dirà:
Dalla città di Kiev,
dall’antro di Zmiev
non una moglie ho preso,
ma una strega…”.
In una lettera indirizzata al marito della sorella Anna scrive
“Sposerò un amico di gioventù, Nikolaj S. Gumilëv. Mi ama da tre anni ormai e credo sia mio destino essere sua moglie. Non so se io lo ami, ma mi sembra di sì”
L’incontro con Modì
Durante il viaggio di nozze a Parigi, lo sguardo della poetessa incrocia per la prima volta quello di Amadeo Modigliani che ne rimane stregato. La Ville Lumière era animata da un grande fermento culturale e artistico, fervore che si riversava nei tanti boulevard e bistrot di Montparnasse. A quel tempo Modì è nel pieno del suo estro creativo, la pittura gli regala il successo, ma è la scultura che lo assorbe in maniera totale. Anna è già una poetessa, anzi un “poeta” come amava definirsi, temendo che l’appellativo poetessa, all’epoca limitasse il suo intelletto, i suoi sensi e la curiosità, di cui è sempre stata affamata
Modigliani ritrasse Anna in diverse opere, sia pittoriche che scultoree. Appassionato dell’Antico Egitto, scolpì Anna nelle vestigia di una faraona. Purtroppo la Seconda Guerra Mondiale ha inghiottito molte opere d’arte, l’unica superstite è lo schizzo in cui è ritratta la silhouette di Anna col capo chino lateralmente, custodita a San Pietroburgo.
I due si avvicinano, ma la loro relazione, di qualsiasi genere essa sia, è sconveniente. Deve essere tenuta nascosta agli occhi indiscreti del loro mondo. Anna, incinta, è costretta a partire per ritornare in Russia, ma il ricordo del suo affascinante pittore viaggerà con lei, tanto da ispirarsi a lui per le sue liriche più famose. La separazione di queste giovani e passionali anime durerà poco. All’inizio dell’estate del 1911, Anna torna a Parigi da sola, libera di rivedere quel giovane che tanto l’aveva affascinata.
“Tutto il divino scintillava in Modigliani solo attraverso una tenebra. Era diverso, del tutto diverso da chiunque al mondo. La sua voce mi rimase in qualche modo per sempre nella memoria”.
– Le Rose di Modigliani, Anna Achmatova
Il titolo del volume prende spunto da un aneddoto raccontato da Anna
“Una volta non fummo chiari nel fissare un appuntamento e, passando da lui, non lo trovai a casa. Decisi allora di aspettarlo. Tenevo tra le braccia un mazzo di rose rosse. Una finestra sopra le porte chiuse del laboratorio era aperta, e da lì iniziai a gettare rose nell’atelier. Poi, senza attendere il suo ritorno, me ne andai. Quando ci incontrammo, egli mi manifestò il suo stupore: come avevo potuto penetrare nella stanza chiusa, senza la chiave? Gli spiegai quello che avevo fatto. ‘Non è possibile: erano sparse per terra così bene!’ ”.
– Le Rose di Modigliani, Anna Achmatova
Passarono insieme due mesi indimenticabili. Modigliani era molto povero e non potendo portare Anna da nessuna parte, la sera passeggiavano per le strade parigine.Sotto la pioggia, Modigliani prendeva il suo grande ombrello nero, sotto il quale avevano l’abitudine di sedersi su una panchina per leggere poesie ad alta voce. Avevano gli stessi gusti, entrambi amavano Verlaine, Mallarmé, Baudelaire.
“Era così povero che nei Giardini del Lussemburgo ci sedevamo sempre su una panchina, e non su sedie a pagamento, come era consuetudine”– Anna Achmatova
La loro fu una passione vissuta intensamente in ogni momento. Breve ma intensa e consegnata al tempo infinito. Nonostante le promesse, entrambi sapevano che non si sarebbero più rivisti. Il pittore morirà di tubercolosi nel 1920, mentre Anna avrà una vita lunga e piena, seppur costellata di lutti e dolori, legata al tragico destino della Russia.
Il canto dell’ultimo incontro
“Così debole il petto intirizziva,
ma i miei passi erano lievi.
Nella mano destra infilai
Il guanto della sinistra.
Parevano molti i gradini,
ma io sapevo che erano tre soli!
Un bisbiglio autunnale tra gli aceri
Supplicò:“Muori con me!”
Sono ingannato dalla mia sorte
Squallida, volubile, maligna”.
Risposi:“Mio caro, mio caro!
Io pure. Morrò con te…”
Questo è il canto dell’ultimo incontro.
Volsi lo sguardo sulla casa buia.
Soltanto nella camera ardevano candele
D’una fiamma indifferentemente gialla.“
Nel 1916 Anna divorzia dal marito che nel 1921 verrà fucilato con l’accusa, consueta, di “attività controrivoluzionaria” e il figlio Lev viene reiteratamente arrestato e deportato nei campi. . In seguito l’Achmatova sposò lo storico Silejko, ma anche questo matrimonio s’interruppe; il terzo marito, Punin, subirà a sua volta gli arresti. Nel 1913 Anna Achmatova fu privata del passaporto, riavuto solo nel 1964. Dal 1922 al 1940 le fu interdetta qualsiasi pubblicazione.
Nel 1941 incontrò Marina Cvetaeva, ( LEGGI L’ARTICOLO) in un intenso reciproco scambio di visioni e di umori. Come dirà di loro Vittorio Strada: “Due poesie diverse, radicate nello stesso terreno sconvolto della Russia novecentesca, quella dell’Achmatova e quella della Cvetaeva: classica e apollinea la prima, trasgressiva e dionisiaca la seconda. E due vite diverse, anche se entrambe tempestose di amori e piagate di dolori”
CURIOSITÀ
Anna era una chiaroveggente che leggeva il pensiero altrui, avendo pure visioni premonitrici. Non a caso era nata il 23 giugno nella notte di San Giovanni, nel mondo slavo pagano “la notte di Ivan Kupala”, nella quale si risvegliavano le streghe e le rusalki dai corsi d’acqua della Russia, notte di magie e di incantesimi.
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