La leggenda del Filo Rosso del Destino.


L’espressione fil rouge (filo rosso) che viene comunemente usata col significato di “filo conduttore” è stata impiegata da Freud per definire l’elemento dell’inconscio che unisce l’intero percorso psicologico di un individuo. 

La sua origine è in realtà più antica e risale ad una credenza orientale, nata in Cina e diffusasi anche in Giappone, conosciuta con il nome di “Unmei no akai ito, la leggenda del Filo Rosso del Destino.

“Secondo la tradizione, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. 
Il filo ha come caratteristica quello di essere lunghissimo, indistruttibile e invisibile e serve a tenere unite due persone destinate prima o poi ad incontrarsi e a stare insieme per sempre.”

Le due persone, cosiddette anime gemelle, sono unite dal destino e destinate ad incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, né le vicissitudini che dovranno attraversare, né le distanze che li separeranno. Il filo rosso sarà lunghissimo, fortissimo e non si spezzerà mai e si alimenterà con la forza del destino.

La leggenda narra che durante la Dinastia Tang, un ragazzo di nome Wei, a cui erano morti entrambi i genitori nell’infanzia, cercò per tanto tempo una ragazza da sposare e con cui creare una famiglia, ma non ci riuscì.

Una sera, nella città di Song, incontrò in una locanda un uomo che gli disse che la figlia del governatore avrebbe potuto essere la donna giusta. L’indomani mattina wei incontrò un vecchio saggio seduto sui gradini del tempio, il vecchio gli predisse che la sua anima gemella aveva tre anni e che avrebbe dovuto aspettre l’età di quattordici anni per prenderla in moglie.

Wei incuriosito si fece accompagnare a vedere la bambina e deluso dallo stato di indigenza in cui viveva, ordinò ad un servitore di ucciderla per liberarsi dalla profezia e poter essere libero di scegliere la sua sposa. Il servitore ritornò dicendo di averla colpita in mezzo agli occhi. Wei proseguì la sua vita dimenticandosi dell’accaduto.

Tuttavia non riuscì a trovare una sposa adatta a lui, trascorsi quattordici anni era diventato benestante e il governatore della città di Shangzhou gli offrì di sposare la figlia. La giovane moglie aveva una cicatrice in mezzo alla fronte e incuriosito le chiese come si fosse procurata quella cicatrice. La ragzza rispose che quando era una bambina qualcuno aveva cercato di ucciderla. Wei comprese così che era la ragazza che il vecchio saggio aveva predetto fosse destinata a lui. Comprese così che niente e nessuno può rompere quel legame.

La spiegazione più razionale

Una spiegazione più razionale ce la fornisce Goethe nel romanzo Le affinità elettive. Per identificare il cordame della marina inglese, si seguiva un filo rosso, intrecciato alle corde della corona britannica, grazie al quale era possibile riconoscere i pezzi ad essa appartenenti.


“Abbiamo notizia di un ordinamento particolare della marina inglese, per cui tutto quanto il sartiame della flotta regia, dalla fune più robusta alla più tenue, è ordito in modo che vi passi a traverso un filo rosso; questo non può essere tolto senza che tutto si sfaccia, e permette così di riconoscere anche i pezzi minimi come appartenenti alla corona”. (J.W. Goethe, Le affinità elettive, cap. II)

Leggi anche la storia di un altro filo che lega due giovani e cambierà i loro destini Arianna, la prima donna lasciata in (N)asso

Torna su