Isabella d’Este, un’influencer ante litteram

“Una spiccata personalità rende regine più di una corona infilata in testa”

– Isabella d’Este


Nello splendore del Rinascimento italiano brillarono di luce sfolgorante per fasto ed eleganza le corti di Ferrara e di Mantova, alle quali dette una particolare impronta Isabella d’Este, andata in sposa a Francesco Gonzaga.

Isabella d’Este è stata considerata dagli storici per importanza, alla stregua degli uomini rinascimentali per i quali l’Italia è celebre. Con grande impegno resse le sorti del piccolo stato di Mantova durante le assenze frequenti del marito, dotata di grande abilità riuscì ad intessere una rete di contatti diplomatici, sovrintendendo all’amministrazione della giustizia e alla politica. Inoltre alla morte del padre Ercole I divenne punto di riferimento per dipanare e risolvere i problemi della famiglia. Delle sue capacità politiche rimangono tracce nella copiosa corrispondenza epistolare con le più importanti personalità dell’epoca, quanto per la passione collezionistica di opere d’arte. 

Donna dotata di grande buon gusto


Bella, non bellissima (pare che avesse qualche chilo di troppo ma che lo portasse con estrema disinvoltura), possedeva i doni dell’intelletto: amava tutte le arti e se ne circondava,

 “d’opere illustri e di bei studi amica” 

così la definì l‘Ariosto, ospite a corte durante la stesura dell’Orlando Furioso.


La coltissima marchesa di Mantova, definita dal gotha della cultura del tempo “prima donna del mondo”, si aggirava per le maestose stanze di Palazzo Ducale, affrescate dal Mantegna, in strascichi di broccato e stole di ermellino dettando legge in fatto di moda. La fama del suo buongusto correva per tutta la Penisola oltrepassandone i confini. A lei chiedevano consigli tutte le nobildonne dell’epoca comprese le regine di Francia e Spagna, lei creava modelli, sperimentava fragranze e cosmetici, lanciava mode e inventava acconciature, come la famosa “ capigliara” una parrucca di capelli posticci e ciocche vere intrecciate con fili di perle e galloni di merletto, diventata un vero proprio must have del Rinascimento. Ne sono testimonianza i ritratti che l’hanno resa immortale.

Nella sua residenza – Palazzo Ducale – fece costruire uno studiolo: uno spazio intimo, riservato, dove studiare, leggere, scrivere e raccogliere i pezzi più pregiati delle sue collezioni. Isabella d’Este fu l’unica nobildonna italiana ad avere uno studio, antesignan anche in questo. Qualche secolo dopo un’altra grande protagonista Virginia Woolf (leggi l’articolo) suggerì nel suo romanzo manifesto “Una stanza tutta per sé”, quanto fosse importante per le donne e per la loro emancipazione avere uno spazio proprio.

Isabella, raffinata amante del bello, voleva dare un’impronta di grazia a tutto ciò che la circondava. Si ritirava nello studiolo per dedicarsi ai suoi passatempi, alla lettura, allo studio, alla corrispondenza. Inoltre vi conteneva i pezzi più pregiati delle sue collezioni d’arte. Amava ritenersi ispiratrice di poesia, musica e arte, tanto che si guadagnò il soprannome di “decima Musa”.

Tra le passioni della “primadonna del Rinascimento” c’era infatti anche la musica: suonava il liuto e invitava le donne a esibirsi alla sua corte, una pratica assolutamente insolita, visto che la musica era appannaggio maschile.

Grazie Isabella per averci lasciato così tanta Bellezza!


Un anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1539, fu stilato un inventario generale dei beni della corte che, accanto ai beni immobili, comprende libri, gioielli, oggetti di antiquariato, opere d’arte, strumenti musicali e mobili posseduti da Isabella e da suo figlio Federico, stimato in oltre settemila voci. La collezione di Isabella d’Este non soltanto arricchisce i musei e le biblioteche internazionali ma testimonia lo splendore del Rinascimento italiano e il gusto di una delle figure femminili più significative della sua epoca


Nec Spe nec metu”
, ovvero Né con speranza né con timore fu il suo motto e così ci piace immaginarla: senza paura e risoluta, in tutte le sfide della vita. 

Soffitto della Sala del Tesoro. dettaglio, Garafolo, 1503 – ritratto di Isabella Beatrice d’Este
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