Cordula Poletti, la dantista saffica.

Una delle personalità femminili più colte ed emancipate del ‘900, bella e ribelle. Visse distinguendosi per i suoi atteggiamenti anticonformisti e antiborghesi, di manifesta e dichiarata omosessualità, era incline a indossare abiti maschili, con cappello di feltro e cravatta. 

Cordula Poletti, in arte Lina, è stata una scrittrice d’avanguardia e attivista per l’emancipazione femminile. Conseguì la laurea poco più che ventenne nel 1907 con Giovanni Pascoli presso l’Università di Bologna con una tesi sul Carducci. 

Cordula Poletti e Dante Alighieri.

Nella sua città natale, Ravenna, oltre a dare scandalo per i suoi amori saffici e per i suoi comportamenti femministi, si impose anche come la prima dantista d’Italia. Era il 9 maggio 1920, nessuna prima di lei. Vestita da uomo, camicia bianca, cravatta, una camelia appuntata sulla giacca, scarpe basse, Cordula Poletti varca la soglia della Biblioteca Classense per tenere la sua “lectura Dantis”. Fa finta di non sentire i commenti e le risatine che la sala, gremita di uomini, le indirizza al suo passaggio. Lei tira dritto, depone con cura sul tavolo presidenziale gli scritti che ha preparato e alza la testa con aria di sfida a guardare l’intellighentia della sua città lì riunita per denigrarla. Leggerà e commenterà il XXXIII del Paradiso, canto arduo e complesso, la vetta più alta della Commedia. La sua competenza e le sue dotte disquisizioni faranno ammutolire tutti gli astanti ma non placheranno le chiacchiere per le sue scelte amorose, tanto da offuscare i suoi mirabili scritti.

“Cordula è stata assai trascurata, se non cancellata, dalla memoria collettiva della sua città. È una rimozione da rimuovere.” 

– Ivan Simonini, Cordula Poletti la prima dantista femminista. 

Gli amori di Cordula Poletti

Nell’Italia del Novecento, l’amore fra due donne non poteva essere amore, ma soltanto perversione dettata da chissà quale tormento interiore.  Cordula nasce nel 1885, a quell’epoca le donne non avevano ancora il diritto di voto, valevano zero nel diritto di famiglia e non godevano di tutela nei reati di violenza carnale. Figurarsi se avevano diritto a un amore libero. 

Cordula Poletti è stata una pioniera della libertà sessuale per i suoi amori saffici e per questo è stata insultata e ingiuriata. Lei si è battuta con una dignità fiera che non si lascia oltraggiare, ha respirato l’odore amaro della frustrazione ma non ha mai permesso che qualcuno limitasse la sua libertà.

Ha amato ricambiata grandi donne. 

Conobbe Sibilla Aleramo durante il Congresso Nazionale delle Donne Italiane del 1908 a Roma, evento cardine nella storia del femminismo, di cui ne segnò il riconoscimento ufficiale. Inaugurato dalla Regina Margherita davanti a un pubblico di oltre millequattrocento donne, tutte le principali esponenti del femminismo italiano e internazionale. La questione più scottante fu la richiesta del suffragio e il riconoscimento della figura della donna nel diritto di famiglia e nei reati di violenza carnale. Sibilla Aleramo era la punta di diamante del congresso, solo due anni prima aveva dato scandalo pubblicando il romanzo Una donna, in cui aveva raccontato l’abbandono del figlio e del matrimonio con il suo stupratore cui era stata costretta dalla famiglia. Tra l’Aleramo e la giovane ravennate nacque una storia d’amore travolgente e appassionata.

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«Nel sentimento di una dignità che non si lascia vilipendere, che sfida con sereno occhio la malignità e la malafede universale per affermare davanti al vizio o alla miseria il proprio diritto all’ascesi del perfezionamento, io vi saluto sorella, o dolce e fiera Albunea, Sibilla Tiburtina. Io mi preparo ancora. Voi siete già innanzi, lasciatemi la gioia di pensarvi presto radiosa nel sole.»

– Cordula Poletti a Sibilla Aleramo

All’epoca Sibilla Aleramo era legata sentimentalmente al poeta torinese Giovanni Cena e l’incontro conla fanciulla maschia”, così Sibilla amava chiamare Lina, rappresenta la nascita di un rapporto sentimentale nuovo e libero da ogni forma di stereotipo sessuale e sociale. La loro relazione, vissuta clandestinamente, durò circa un anno come testimoniano le Lettere d’amore a Lina di Sibilla Aleramo, termina perché Lina non accetta che Sibilla non ponga fine alla relazione con Giovanni Cena. 

Il matrimonio a sorpresa

Alla fine della relazione con l’Aleramo, Cordula lascia tutti di stucco, sposando un suo amico d’infanzia, il direttore della Biblioteca Classense Santi Muratori, perfettamente al corrente delle vere inclinazioni della consorte. È una sorta di “matrimonio di facciata”, che durerà fino alla morte di Muratori e che permise a Cordula di coltivare le sue passioni femminili.

La relazione con la “divina”

Difatti, Cordula incontra Eleonora Duse, reduce dalla fine della sua storia d’amore con il Vate, era considerata la stella del firmamento italiano, seppur avesse già abbandonato le scene e stava attraversando una profonda depressione. Vissero insieme a Venezia, dove frequentarono grandi artisti come Max Reinhardt, Hugo Von Hoffmansthal e Rainer Maria Rilke. Anche qui la relazione fu tormentata, appassionata e incontenibile: liti, gelosie, tradimenti. Dopo due anni, terminò con una violenta lite e successivi strascichi legali a proposito della restituzione dei manoscritti, a cui la Poletti stava lavorando, due opere teatrali Incesto e Arianna, che avrebbero dovuto riportare la Duse sulle scene. La conclusione della storia produsse una profonda ferita in entrambe.

È in arrivo il grande amore

Alla fine della relazione con la Duse, Lina s’innamora della contessa Eugenia Rasponi Murat, una nobildonna di Ravenna. La loro fu un’unione solida e matura, il “per sempre” che durò per quarant’anni, fino al 1958, anno in cui la contessa morì. Il loro fu un rapporto basato, oltre che sull’attrazione fisica, sul comune amore per l’arte e la cultura e sull’impegno politico: la lotta per i diritti delle donne ovviamente, ma anche l’attività filantropica; la creazione di scuole per i contadini nell’Agro Pontino, in mezzo alle paludi malariche, e i soccorsi alla popolazione siciliana e calabrese colpita dal terremoto del dicembre 1908. 

Alla fine della relazione con la Duse, Lina s’innamora della contessa ravennate  Eugenia Rasponi Murat, di nobilissima famiglia, discendente di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte e nota suffragetta. La loro fu un’unione solida e matura, il “per sempre” che durò per quarant’anni, fino al 1958, anno in cui la contessa morì. Il loro fu un rapporto basato, oltre che sull’attrazione fisica, sul comune amore per l’arte e la cultura e sull’impegno politico: la lotta per i diritti delle donne ovviamente, ma anche l’attività filantropica; la creazione di scuole per i contadini nell’Agro Pontino, in mezzo alle paludi malariche, e i soccorsi alla popolazione siciliana e calabrese che erano state colpita dal terremoto nel dicembre 1908. 

Cordula Poletti è degna di interesse non solo per il suo impegno femminista e per le sue posizioni coraggiose nella vita privata e sentimentale, notevole fu anche la sua attività letteraria. I suoi saggi su Dante sono considerati pietre miliari dell’esegesi dantesca. Appassionata anche di antropologia ed esoterismo, aveva compiuto numerosi viaggi insieme alla contessa Eugenia. La morte sopraggiunse a Sanremo, il 12 dicembre del 1971, mentre stava lavorando a un vasto progetto di antropologia culturale sulle origini e i fini comuni dei popoli dell’area mediterranea. Tra le sue pubblicazioni più conosciute: Il poema della guerra, Le celebrazioni ravennate di Giovanni Pascoli, la Lettura Stazio della Divina Commedia

Strada periferica intitolata a Cordula Poletti

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