Tratto da Resurgo Fenix, Aurea Nox, Patrizia Zito
“Era lei che faceva tutto, e il re non muoveva paglia senza che lei lo sapesse” – Pierre de l’Estoile
Ab ovo
Dalla notte dei tempi ai giorni nostri, storia e leggenda, ad ogni latitudine, sono affollate di donne crudeli, diaboliche, sanguinarie, perdute, violente. Decise a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di realizzare i loro scopi, per interesse, per vendetta, per potere, per ribellione. Molto si è scritto fino a oggi sulle “donne cattive”, le serial killer, le amanti assassine, le donne affiliate alla criminalità organizzata, le avvelenatrici, le tiranne, sempre accomunate da un fil rouge che riconduca all’audacia e alla disobbedienza. Biografie, saggi tematici, analisi, romanzi a mezzo tra realtà e fiction. Le leggende nere sono tanto facili da creare quanto impossibili da cancellare tuttavia, ho un debole per i destini femminili crudeli, soprattutto per quelli delle donne ritenute dalla storiografia corrente “cattive”, “maledette”, le cosiddette “anime nere” e allora ecco qualche considerazione sulla regina più infamata della storia di Francia. Lei. L’italiana. Non una regina nera, bensì, come vi mostrerò, una sovrana illuminata.
Non nobili blasoni ma grande temperamento
Caterina non solo è un personaggio insigne della storia di Francia: la sua vita segna un momento cruciale della moderna civiltà europea.
Nata il 13 aprile del 1519 sotto il segno dell’ariete a Firenze, rimase subito orfana di entrambi i genitori e affidata alla zia Clarice. Subì le sorti del suo casato che dall’apogeo degli onori cadde in disgrazia. Nel 1533, a soli quattordici anni, grazie agli intrighi dello zio papa Clemente VII, Caterina de’ Medici giunse in Francia, per andare in moglie al secondogenito di Francesco I, Enrico duca d’Orléans appartenente alla dinastia capetingia dei Valois. Per quanto cospicua fosse la dote della giovane fiorentina, si trattava pur sempre di una mésalliance: la jeune fille era soltanto l’erede di una famiglia di banchieri, con cui i sovrani di Francia erano indebitati fino al collo. Caterina fu considerata un elemento inviso sia dall’aristocrazia sia dal popolo, tanto più in quanto non era di stirpe reale. Il connubio aveva valide motivazioni politiche; innanzitutto assicurava a Clemente VII, zio della sposa, l’appoggio della corona francese in caso di un ulteriore attacco da parte di Carlo V mentre a Francesco I, la parentela col papa e con la dinastia medicea serviva per consolidare i suoi progetti egemonici sull’Italia e mitigare l’influenza del casato asburgico.
Il matrimonio avvenne in pompa magna e alla fine della cerimonia seguita dal banchetto nuziale, durante il quale Caterina iniziò a prendere le misure di ciò che avrebbe voluto migliorare in fatto di stile e di buone maniere, i due sposi furono accompagnati al talamo nuziale, nascosti dalle cortine del letto diedero prova di quanto richiesto: che il matrimonio fosse consumato al fine di sugellare gli impegni reciproci.
Un amore non ricambiato
Quella prima notte di nozze senza amore e senza intimità era stata solo l’inizio di un matrimonio che per Caterina fu una tortura prolungata, soprattutto nei primi anni. La presunta sterilità della giovane sposa, che attirò tante maldicenze e cattiverie, sarebbe durata un decennio, ma non per colpa sua. Enrico di Valois soffriva della malattia detta induratio penis plastica, che si chiamerà morbo di La Peyronie dal nome del chirurgo di Luigi XV che la descrisse per primo, due secoli più tardi.
A questo si aggiunge che Enrico non amava Caterina e non la trovava esteticamente desiderabile. Il desiderio di essere amata dal suo re era chimerico; nel cuore e nel letto di Henri giaceva la bellissima Diane de Poitiers. Di 19 anni più vecchia di lei e di lui, era considerata la donna più avvenente di Francia, aveva avuto l’astuzia di associare la sua immagine alla divinità Artemide, Diana per i Romani, dea della caccia. L’avvenenza non era tuttavia, la sua unica arma, si accompagnavano in lei un’arte squisita della seduzione e un sapiente erotismo. Lo sapeva bene Caterina, che credendo nella magia e volendo scoprire di quale genere di sortilegio si fosse servita per irretire il marito, era riuscita a spiare attraverso una fessura della parete, un loro incontro galante. Così racconta lo storico contemporaneo di Caterina, Pierre de Bourdeille, detto Brantôme:
“ella vide una donna bellissima, bianca, delicata e freschissima, tra in camicia e nuda, la quale faceva al suo amante mille carezze, moine e cosucce gradevoli, e vide altresì, lui renderle le carezze e tutto il resto, in modo che scendevano ambedue dal letto e si coricavano e si abbracciavano sul soffice tappeto posato ai piedi della pediera.”
Davanti a questa idilliaca immagine Caterina scoppiò in singhiozzi e comprese che non aveva alcun rimedio per sconfiggere l’ascendente che Diana godeva su Enrico. Non le rimase altro da fare che sopportare questo mènage-à-trois, dimostrando la sua abilità diplomatica, nonché la sua intelligenza, riservando a Diana sempre cortesia e rispetto. Nel ricordare quel periodo in una lettera di molti anni dopo, Caterina si lasciò andare a una breve confessione, che suggerisce l’intensità dell’umiliazione e della sofferenza che dovette sopportare:
“Facevo buon viso a Madame de Valentinois (Diane).
Era la volontà del re, benché non gli nascondessi che vi acconsentivo mio malgrado; perché mai nessuna donna che abbia amato il proprio marito, ha amato anche la sua puttana”
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L’eleganza italiana arriva in Francia
Arrivata alla corte di Francia, visse a stretto contatto con il suocero, Francesco I che incarna da solo il Rinascimento francese e ospita presso di sé italiani illustri come Leonardo da Vinci che ebbero sulla giovane Caterina un’influenza decisiva. Anche lei rappresenta una chiave di volta, incarna il trait d’union tra i due paesi. Il popolo francese era ancora molto vicino ai bigottismi e alle asperità del Medioevo, Caterina diede un contributo personale; porterà la raffinatezza e l’eleganza dei modi squisitamente italiana. Oltre alle perle e ai gioielli, Caterina fa arrivare dal Bel Paese architetti, disegnatori, artisti, scultori, pasticceri, musicisti, poeti. Lei era Les Tuileries, un immenso capolavoro di ineguagliabile bellezza, oggi scomparso. Va ascritto a Caterina il merito di aver introdotto l’uso della forchetta a tavola, modernizzato la cucina, abituate le dames all’uso delle coulottes, diffuso i profumi, lei stessa era solita adornare il suo collo con dei pomander, sfere contenenti un profumo solido appositamente creato per lei, e da abile cavallerizza, inventò un modo di montare a cavallo detto “all’amazzone”. Caterina cerca di farsi apprezzare, pur di aspetto non piacevole, anzi piuttosto bruttina e con gli occhi sporgenti tipici della famiglia de’ Medici, ha dalla sua il fascino dell’intelligenza ereditata dal nonno Lorenzo il Magnifico, unita a una profonda cultura e una mirabile biblioteca, conosce i classici e soprattutto Machiavelli da cui ha appreso il dono della dissimulazione. Riesce a farsi apprezzare dal re Francesco I, dalla sorella Margherita di Navarra, poetessa e scrittrice, e da Eleonora d’Asburgo.
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Dall’ombra del silenzio ai riflettori del potere.
D’improvviso, la svolta: l’erede al trono di Francia, ossia il primogenito del re François I, muore improvvisamente (si parlò subito di poison veleno italiano) gettando il paese nello sconcerto.
Naturalmente, tutti sapevano che Henri sarebbe diventato re di Francia e, di conseguenza, Caterina de’ Medici senza blasoni nobiliari nel proprio albero genealogico, sarebbe diventata regina di Francia.
Oh, parbleu!
In verità, Caterina non aveva proprio niente da festeggiare. Di figli ancora non se n’erano visti e a corte non si cercava altro che una scusa per costringere Henri a ripudiarla. Per Caterina, figlia del suo tempo, il Rinascimento, un’epoca splendida ma superstiziosa, come per i grandi Medici, la sua fede era l’astrologia, si serve del consulto di astrologi e maghi, tentava con ogni mezzo di assicurare alla corona un erede; beveva filtri magici e indossava amuleti.
Diana convinse Enrico II a frequentare il talamo nuziale perché Caterina rimanesse presto incinta, al fine di assicurare un erede alla corona e con lo scopo di tenerla lontano dai luoghi di comando e, quindi, agire e manipolare indisturbata. Sarebbe stato per lei molto rischioso che il re ripudiasse Caterina e prendesse una nuova moglie che avrebbe potuto risultare meno accomodante della regina consorte. Finalmente gli incantesimi, i sortilegi o la natura smossero la situazione e nel gennaio 1544 nasce il tanto sospirato erede.
Dopo il primo maschio, Caterina diede a Henri ben nove figli, fra i quali la futura regina Margot, mantenendo salda la sua posizione. Per tutta la durata della sua tempestosa esistenza Caterina fece costante uso delle arti occulte per scrutare il proprio futuro e quello della sua famiglia, per scongiurare disgrazie e propiziare buone nuove. Per questo motivo aveva introdotto alla corte di Francia l’astrologo della famiglia Medici: Cosimo Ruggieri che divenne il suo più fidato e intimo consigliere. In quegli anni si andava delineando per Caterina l’etichetta infamante di regina nera, tuttavia dimostrerà di saper decidere e regnare da sola.
Da banchiera a regina
Nel 1547 muore re Francesco I, sale al trono Henri II di Valois e Caterina viene incoronata regina di Francia, tuttavia non detiene ancora un vero potere. La corte si riempirà di italiani e soprattutto di fiorentini.
La corona di Francia durante il regno di Enrico II e non solo, fu oggetto di cospirazioni e congiure volute dal duca Francesco di Guisa, condottiero francese, dall’animo esacerbato dal fanatismo religioso, il quale si fece promotore delle guerre contro i protestanti. La sua influenza sulle politiche del regno fu notevole grazie ai suoi trionfi sul campo contro i nemici imperiali, ma anche grazie alle trame di Diana, fervente cattolicae alle continue gravidanze di Caterina che la tenevano lontana dalla politica. Manipolato dall’amante, Enrico II fece promulgare degli editti contro i protestanti e la libertà di culto che prevedevano anche la loro morte, spianando così il terreno verso le guerre di religione.
Tutta dedita a ricoprire al meglio il ruolo di regina consorte e di madre degli eredi al trono di Francia, Caterina, allora sottomessa e affabile, era lontana dall’immaginare che, a quarant’anni, una nuova vita terribile stava per cominciare e che le prove a cui doveva sottoporsi non erano nemmeno iniziate.
Il bisogno irresistibile di controllare gli eventi della sua vita e il suo futuro la spinse, a farsi affiancare oltre che da Cosimo Ruggieri, anche dal famoso astrologo e veggente Michel de Notre Dame più noto come Nostradamus, le cui famose profezie avevano trovato spazio nella letteratura dell’epoca. Il veggente aveva consigliato al re Enrico di evitare qualunque tipo di combattimento individuale. Incurante del pericolo e fiero del suo ruolo, raggiunta la funesta età di 40 anni, sfidò a duello durante un torneo, il giovane capitano delle guardie reali, il conte di Montgomery, il quale non poteva opporre un suo rifiuto agli ordini del re e dovette accettare. Il duello ebbe luogo, fu un duello funesto, il re cadde a terra ferito da una scheggia della lancia dell’avversario che gli si conficcò in un occhio raggiungendo il cervello. Henri morì, il 10 luglio 1559, dieci giorni dopo in preda a una lenta e dolorosissima agonia. Nostradamus quattro anni prima a Lyon aveva pubblicato le Centurie e nei vaticini di una delle sue più famose quartine, si intravide la profezia della tragica morte del re:
“il giovane leone sbaraglierà il vecchio
sul campo di battaglia in singolar tenzone
Nella gabbia d’oro gli trapasserà gli occhi
due ferite in una, poi morire di morte crudele”
Il dolore di Caterina fu profondo e devastante. Da quel momento, la regina non abbandonò più il nero del lutto. Fece della sua disperazione un vero e proprio emblema, impose sulla facciata della reggia de Le Tuileries, i seguenti simboli: uno specchio rotto, a identificare il dolore e la falce della morte che recide i nodi d’amore. È ormai la regina madre e lo sarà per sempre.
La leonessa si risveglia
Il suo animo strategicamente combattivo e mai domo stava per risvegliarsi bruscamente.
Mentre la regina vedova si disperava sulle spoglie dell’amato marito; il duca de Guise, figlio del condottiero Francesco e il cardinale Charles de Lorraine, due fratelli molto potenti in Francia e zii acquisiti del nuovo re, macchinavano di portare a compimento un colpo di stato. Con astuzia e premeditazione manipolavano il primogenito di Caterina, succeduto al trono, François II, quindicenne, per nulla esperto di politica e di intrighi di corte, dall’indole paurosa e dalla salute cagionevole.
Incontrastati iniziarono a introdurre i propri amici e parenti in tutte le posizioni di potere, assicurandosi un dominio illegittimo. E utilizzavano la loro nipote, la giovane moglie del re, Maria Stuarda di Scozia, di cui François era innamorato e devoto, per manovrarlo a piacimento. Avidi di potere non si erano per nulla curati della regina madre, che fino a quel momento si era dimostrata dimessa e noncurante.
Il giovane re morì poco dopo, affetto dalla sifilide e dalla tubercolosi.
Caterina per quanto addolorata, aveva imparato che i momenti di transizione, lasciano spazio alle congiure facendo proliferare gli intrighi, così non si attardò a piangere la perdita. Era innanzitutto coraggiosa e intelligente e di fronte ad una catastrofe, il suo impulso era di padroneggiarla.
Successore al trono, era Carlo IX di dieci anni, che non poteva diventare re fino al raggiungimento della maggiore età, ossia quattordici anni. La legge francese imponeva che il paese, nell’attesa, fosse governato da un reggente e così Caterina utilizzando tutti gli espedienti possibili, riuscì a farsi nominare “Governante del Regno”. Donna, straniera, non di rango nobile, eppure sul trono di Francia!
I francesi non volevano obbedire a una donna e per giunta straniera, ogni suo gesto era oggetto di critica, e qualunque motivo era utile per sferrarle un attacco. Ma lei si dedicò interamente a salvaguardare gli interessi del figlio e della corona e a cercare di tenere unito un paese dilaniato dalle guerre di religione.
Caterina gli fece impartire l’educazione di un sovrano, raccomandandogli di mantenere sempre rapporti stretti col suo popolo, e di prestare ascolto con “gentilezza regale” a quanti si recavano per sottoporgli le loro richieste o le loro lamentele, in modo che il suo potere fosse sempre riconosciuto.
A tal fine Caterina organizza il grande progetto di accompagnare Carlo IX in un lungo viaggio attraverso il regno per avvicinarlo al popolo.
Fa proprio il principio capetingio sul quale si era edificata la Francia, che si fondava su un rapporto personale tra il re e il suo popolo.
Tra le molte preoccupazioni che affliggevano Caterina ce n’era una che le impartiva particolari tormenti. Nel castello di Chaumont durante un rito magico, attribuito all’astrologo di fiducia Ruggieri, mediante l’ausilio di uno specchio, Caterina avrebbe visto passare, uno dietro l’altro, le immagini dei propri figli. Nello specchio magico apparve una scala, intorno alla quale ogni figlio a turno, fece tanti giri quanti dovevano essere gli anni del suo regno. Francesco II ne fece uno, Carlo IX ne fece 14, Enrico 15. Dopo di loro apparve Enrico di Borbone, re di Navarra – protestante ugonotto che andrà in sposa alla figlia Margherita – che fece 22 giri e scomparve. La profezia come la storia tramanda, si avverò. Il responso annunciava la fine della dinastia dei Valois e l’inizio di quella dei Borboni. L’ultimo figlio di Caterina, il duca di Alençon non avrebbe mai regnato.
Carlo IX e le guerre di religione
Insieme alla corona del marito, Caterina ereditò la più sanguinosa contestazione che la storia conosce: le guerre di religione. Lutero e le sue Tesi concretizzatesi nella Riforma Protestante avevano creato un gran scompiglio in Europa. A partire dal 1517 si era creato un clima di forte tensione religiosa tra cattolici e protestanti che fu alimentata dall’intolleranza ed intransigenza papale.
“Caterina non credeva nelle virtù della guerra. Ogni forma di violenza era contraria alla sua indole: ella credeva che la forza non potesse produrre una soluzione politica” – Jean Orieux
Caterina cercava sempre una soluzione diplomatica ai problemi, così pensò di dare in sposa al re Enrico Borbone di Navarra, protestante, la cattolicissima figlia, l’affascinante principessa Margherita, detta Margot, sebbene la giovane fosse segretamente innamorata del duca di Guisa. Il matrimonio si svolse il 18 agosto 1572 ed era stato organizzato da Caterina nel tentativo di riconciliare le due fazioni opposte, protestanti/ugonotti – cattolici/calvinisti e di mantenere la pace nel paese. I nobili protestanti erano tutti riuniti a Parigi, per i festeggiamenti delle contestatissime nozze, ospiti del re Carlo IX in persona. Situazione che il duca di Guisa non si fece scappare.
Il 22 agosto 1572 l’ammiraglio protestante Gaspard de Coligny, membro del Consiglio Reale, subì un attentato alla vita nei pressi del Louvre, (dove oggi sorge una sua statua), l’ammiraglio non muore, rimane ferito e viene onorato della visita del re Carlo accompagnato dalla regina madre. L’attentato lascia i protestanti inferociti e i cattolici delusi per il tentativo fallito. Nessuno si impressiona, i complotti sono all’ordine del giorno da ambo le parti e non si fa fatica a vedere che dietro l’attentato ci sia la mano cattolica del duca di Guisa. La tensione era montata alle stelle e le due fazioni esigevano che il re prendesse chiare posizioni verso uno dei due schieramenti. I protestanti pretendevano che il re punisse i responsabili dell’attentato a Coligny, altrimenti si sarebbero fatti giustizia da soli. I cattolici invece, si erano chiusi in un minaccioso silenzio, in attesa che il re si schierasse con loro altrimenti il rischio era quello di deporre Carlo dal trono e fare insediare al suo posto il duca di Guisa che da anni non attendeva altro.
La notte di San Bartolomeo
La notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di San Bartolomeo, al Louvre si riuniva un consiglio segreto: il re era comprensibilmente preoccupato e anche Caterina ormai era consapevole che nessun matrimonio avrebbe ormai potuto arginare il disastro. Qualcuno doveva essere sacrificato per mantenere salda la corona. Si prese la decisione di mandare a morte un numero limitato di capi protestanti, una cinquantina circa, approfittando che si trovassero tutti radunati a Parigi per il matrimonio di Margot. Così il trono era salvo.
Per ordine di Sua Maestà le porte di Parigi vennero chiuse, e così tutte le altre vie di fuga, il campanile di Saint-Germain-l’Auxerrois, suonò il segnale di inizio. L’ordine di sacrificare soltanto un numero esiguo di protestanti non fu rispettato. L’odio coltivato da decenni di guerra civile deflagra impunemente, un vero e proprio massacro macchia di sangue le vie di Parigi e poi si estende alla Francia tutta. Si stimano che caddero 4000 vittime in tre giorni. E qui la storia insegna: mai sottovalutare l’odio coltivato da decenni di guerra civile. La notte di San Bartolomeo fu la notte in cui la guerra civile tra cattolici e protestanti francesi raggiunse il suo culmine d’orrore; fu una notte di violenza inaudita e sangue, i protestanti presenti in città, chiamati ugonotti, vennero uccisi a sangue freddo nel cuore della notte senza che potessero difendersi, molti tentarono di scappare ma furono catturati e uccisi senza pietà, non vennero risparmiati neanche le donne e i bambini. I cattolici parigini si accanirono ferocemente contro i cadaveri degli ugonotti che vennero sventrati e le loro viscere appese a lunghe aste come trofeo.
Costante dei massacri delle guerre di religione è mistificare la violenza come forza purificatrice. L’odio religioso fu alimentato dall’intransigenza, dall’ignoranza ma soprattutto dall’avidità di potere. La strage della notte di San Bartolomeo fu celebrata a Roma con messe solenni, spari di cannone e opere d’arte. Il papa Gregorio XIII fece coniare una medaglia d’oro commemorativa del massacro.
Carlo IX, che già non era psicologicamente molto solido, morì schiacciato dai sensi di colpa, dalla sifilide e dalla tubercolosi.
Il regno di Enrico III
Caterina seppellì prima Francesco dopo pochi mesi di regno, poi Carlo e adesso, dopo i sanguinosi misfatti della notte di San Bartolomeo, sul trono siede Enrico III, che è il suo figlio prediletto ma che più tardi si rivelò una delusione. Enrico faceva di testa sua e la escludeva dal governo del paese, vanificando buona parte dei suoi tentativi di riconciliare le fazioni religiose. Le sue preferenze sessuali erano confuse ma, per quanto sia stato spesso descritto come effeminato, non bisogna commettere l’errore di ritenerlo fragile o debole. Ebbe numerose amanti, era violento e sapeva essere spietato, esattamente come la maggior parte dei suoi contemporanei.
Quando la morte reclamò anche il duca d’Alençon – l’ultimogenito di Caterina che sarebbe dovuto succedere a Enrico III nel caso questi fosse venuto a mancare – un brivido freddo percorse la schiena della Regina Madre. Si compiva la profezia dello specchio e si metteva fine alla dinastia capetingia dei Valois.
Enrico III fece assassinare a tradimento nei propri appartamenti del castello di Blois il duca di Guisa, capo della fazione cattolica, mandando all’aria il delicato lavoro diplomatico pluridecennale di Caterina. Il colpo per lei fu durissimo. Era il 23 dicembre 1588 e Caterina si trovava a letto per una complicanza polmonare, in una camera situata sotto gli appartamenti del figlio, dal tramestio e dalle grida capì perfettamente quanto stava accadendo. Subito dopo Enrico andò ad avvisarla e fu messa davanti al fatto compiuto.
Fine di una grande Regina
Il fallimento degli obiettivi ai quali si era dedicata per più di trenta anni, e a cui aveva profuso tutte le sue energie, la sua intelligenza, mettendo a repentaglio il suo onore, la sua reputazione e perfino la salvezza della sua stessa anima, non la fece sopravvivere. Fu per lei un duro colpo e si spense il 5 gennaio 1589, carica di amarezza. Moriva disperata consapevole dell’imminenza di una nuova guerra civile e della fine della dinastia dei Valois. Terminò così la vita di Caterina de’ Medici, una delle regine di Francia più fraintese e che ha meritato di recente una rilettura completa da parte della storiografia moderna. Sette mesi dopo morì anche Enrico III.
I problemi non indifferenti che la strage di San Bartolomeo portò in dote al regno vennero in parte risolti solo diversi anni dopo grazie proprio a Enrico di Borbone che scampò al massacro e divenne poi, inaspettatamente per tutti, il nuovo re di Francia col nome di Enrico IV. Dopo essersi assicurato la corona con la forza delle armi, Enrico IV riprese le istanze politiche di Caterina, instaurando un regno di tolleranza e di riconciliazione. A lui si deve la promulgazione dell’Editto di Nantes, la legge sulla tolleranza religiosa, che riaffermava il potere assoluto della monarchia su quello papale.
Conclusioni
Caterina de’ Medici governò la Francia per circa trent’anni, in un arco temporale dominato dalle guerre di religione che, pertanto, rappresentano lo sfondo storico della narrazione. La chiesa cattolica non amava la copresenza della chiesa protestante e quest’ultima da canto suo, non voleva retrocedere dalla propria affermazione. Si alimentarono nel Cinquecento, in tutta Europa, gli istinti più bassi e vili, trasformando gli uomini in fanatici assassini sanguinari. Si sacrificavano membri della stessa famiglia se divisi dal credo religioso e le donne venivano bruciate nelle pubbliche piazze con l’accusa di eresia e stregoneria. Al culmine degli orrori delle guerre di religione e sotto il regno di Carlo IX avviene il massacro della notte di San Bartolomeo che ebbe luogo a Parigi nel 1572, la cui causa fu attribuita a Caterina e da cui le è valsa la fama di Regina Nera.
In realtà Caterina de Medici fu donna molto intelligente ed equilibrata che seppe ben gestire rapporti di corte e di potere, oltre a far buon viso a cattiva sorte a Diana de Poitiers, amante ufficiale del re consorte, donna ambiziosa e senza scrupoli, molto influente e fervente cattolica. Caterina fu sempre animata dal desiderio di mantenere la pace nel regno e contrastare le guerre di religione mediante manovre di mediazione politica.
Ma nulla può di fronte al destino di una nazione.