Ho sempre pensato al mito come qualcosa che non è mai accaduto, ma che accade sempre.
– Jean Houston, The Possible Human
Io sono Artemide, Diana per i Latini, figlia prediletta di Zeus, sorella gemella di Apollo, nato parecchie ore dopo di me, ho aiutato mia madre la dea Latona nel parto, così mi hanno proclamata la protettrice delle partorienti e dei loro nascituri. Mio padre mi prese sulle ginocchia e rimase folgorato dal mio spirito indomito e fiero e volle esaudire ogni mio desiderio. Gli chiesi di poter avere tanti nomi quanti ne avesse mio fratello, di portare la luce, avere arco e frecce, essere libera, avere come regno il bosco e la natura. Ottenni tutto ciò che gli chiesi, anche di avere sessanta ninfe come damigelle d’onore e venti ninfe dei fiumi. Le amo tutte, sono le mie sorelle, le difendo e le proteggo da chiunque voglia oltraggiarle. Chiunque osi toccare le mie sorelle deve vedersela con me, si manifesterebbe la mia indole spietata e feroce. Alcuni li ho accecati, altri li ho fatti diventare pazzi, altri lebbrosi. Non concedo il perdono e non ammetto debolezze! Invece chi mi è fedele viene ricompensato da una benevolenza senza limiti. Mi definiscono vergine perché́, a differenza di altre divinità̀, non sono stata mai rapita né violata; tuttavia, la mia verginità̀ è legata alla mia personalità̀ intesa come “non influenzabile”, una femminilità̀ indipendente e selvaggia, che basta a se stessa, che non necessita della relazione con un uomo. Il mio arco tramuta le frecce in pensieri che centrano l’obiettivo senza indugi, il mio capo è circondato dalle stelle e dalla luna crescente che rendono il mio intuito infallibile.
La Sorellanza è potere!
Nel Medioevo sono diventata simbolo di tutte le donne libere che non vollero adattarsi al modello stereotipato femminile e per questo punite con il fuoco. Alle danze sacre intorno al fuoco venne dato il nome “Gioco di Diana”. Si sentivano sorelle e fra di loro vigeva il mutuo soccorso. Durante i secoli successivi, le donne, purtroppo, si allontanarono da questo ideale; Simone de Beauvoir ne “Il secondo sesso” scriverà “Le donne non dicono Noi”, toccando un punto focale: la mancanza di unione fra donne. Le donne patiscono un’insicurezza atavica, il senso di inferiorità a cui il patriarcato le ha assoggettate dà origine a una bassa autostima, alla difficoltà di armarsi di coraggio per poter fare le cose da sole. Le donne devono sottoporsi a sforzi notevoli per raggiungere la sicurezza psicologica, in mancanza della quale, la determinazione non può̀ manifestarsi. Purtroppo, questa assertività assume spesso connotazioni di accanimento rancoroso nei confronti delle altre donne: una delle conseguenze negative che va assolutamente evitata.
Finalmente, tra le femministe della seconda ondata, negli anni Settanta, nasce il termine sorellanza – ho esultato quando l’ho sentito pronunciare! – proposto dall’attivista femminista e scrittrice Kate Millett – lei sì che incarna il mio Archetipo! – con il fine di creare alleanze fra donne senza distinzione di classe, di etnia o di religione. È un termine ancor più forte dell’amicizia che assume il significato di impegno e alleanza con responsabilità etica per un importante obiettivo comune di crescita e di evoluzione. Viene coniato lo slogan “Sisterhood is power” – “La sorellanza è potere” in nome del quale si affrontano battaglie a sostegno dell’uguaglianza dei diritti fra i generi, per l’autonomia e l’indipendenza femminile. In tutte loro si manifesta vibrante il mio archetipo, un daimon forte, anarchico, istintivo e irrefrenabile che le anima e non può essere fermato. Gli alti ideali devono trovare la compiutezza, quella dell’autorealizzazione, il femminile deve essere autentico, scevro dall’idea malsana di dipendenza, di sentirsi non complete senza un uomo, un pensiero illuminista che va nutrito sempre di più. Il mio archetipo si manifesta ogni volta che le azioni intraprese sono svincolate al giudizio altrui. Scrive Jean Shinoda Bolen, analista Junghiana e autrice del best seller “Le Dee dentro la Donna“
L’archetipo della dea vergine Artemide può esprimersi in un’ambizione che le donne vengono in genere scoraggiate dal perseguire: come, ad esempio, il desiderio dell’aviatrice Amelia Earhart, di volare dove nessun pilota si era mai spinto prima. Oppure può essere la creatività della donna come poetessa, pittrice, musicista, che trasforma in arte tutto quanto emerge dalla sua esperienza personale di donna … Oppure ancora può esprimersi in una pratica meditativa, o nell’esercizio della professione di levatrice …
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Vietato dire “Non ce la faccio!”
“Non sprecare tempo a cercare gli ostacoli: potrebbero non essercene”
– Franz Kafka
Il livello di autostima è alla base della nostra affermazione e condiziona molte altre caratteristiche, quali l’inadeguatezza, il non sentirsi in-diritto-di, l’assertività, la gestione del conflitto, la capacità di dire “No” e la propensione ad avvertire eccessivi sensi di colpa; tutti fattori limitanti che nelle donne ostacolano le ambizioni carrieristiche. Inoltre, le donne cadono spesso vittime di un auto-goal, quella che viene definita in psicologia, Sindrome dell’Impostora, che si manifesta non percependosi all’altezza dell’incarico che viene loro attribuito, faticano a credere che i ruoli di responsabilità siano collegati alle competenze acquisite, ma piuttosto da attribuirsi alla buona sorte o alla benevolenza di qualche amica. Pur di non correre il rischio di essere giudicate incompetenti rinunciano all’incarico, pregiudicando la possibilità di vedere realizzato il proprio potenziale e i propri sogni, accusando insoddisfazioni e frustrazioni postume a causa delle scelte fatte. A differenza degli uomini che, dominati dall’effetto Dunning-Kruger, pur essendo talvolta, incompetenti e incapaci, sono indotti a sovrastimarsi e ad accettare senza scrupoli incarichi e ruoli che non rientrano nelle loro competenze. Diciamolo chiaramente: il confronto con le capacità e abilità non è storicamente appannaggio maschile, hanno sempre ottenuto la leadership per il semplice diritto di essere maschi! È importante per noi donne uscire dagli schemi stabiliti, dalle strade già tracciate che non ci appartengono realmente, liberarci dai condizionamenti ereditati dai genitori o da retaggi di generazioni passate.
Donne di successo, donne arciere, donne artemidee.
“Quello che per te è impegno, sudore e sacrificio, gli altri lo chiameranno successo”
– Gina Palmucci in arte Nera Marmora, cantante lirica
Grandi donne dalla mente non convenzionale e dalla personalità prorompente hanno lottato per affermarsi, affrontando le difficoltà delle diverse epoche e le restrizioni della società in cui ognuna di loro ha vissuto. Si sono cimentate nella duplice impresa di esprimere il proprio talento e di emergere in un mondo di uomini. Hanno affrontato ostacoli e superato pregiudizi per consegnarci un esempio di determinazione, coraggio e indipendenza. Dobbiamo guardare a loro con grande riconoscenza, consapevoli che i loro sacrifici hanno spianato la strada che oggi noi, nient’altro che loro epigoni, percorriamo. I loro insegnamenti devono essere una preziosa eredità di cui fare tesoro. Impegniamoci tutte per puntare un obiettivo comune e fare centro! Navigando tra le pagine del Blog troverete fulgidi esempi di determinazione femminile in ogni categoria.
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Siamo tutte divine (?)
“L’uomo è “in possesso” di molte cose che non ha mai acquisito, ma che ha ereditato dai suoi antenati. Quando nasce non è una tabula rasa: è solo inconsapevole. Ma porta con sé sistemi organizzati in modo specificamente umano, pronti a funzionare, che sono il risultato di milioni di anni di evoluzione umana. Come nell’uccello l’istinto migratorio e l’istinto di costruire il nido non sono mai appresi o acquisiti individualmente, così anche l’uomo alla sua nascita racchiude in sé la trama fonda- mentale del suo essere, non solo della sua natura individuale ma anche di quella collettiva.” – C.G. Jung – Opere 4 Freud e la psicoanalisi
Jung e buona parte della psicologia da lui derivata ritiene che gli archetipi siano presenti nell’inconscio umano e in quello collettivo e che essi possano condizionare la πρᾶξις (l’agire) e il νοῦς (il pensiero) delle persone grazie alla loro carica emotiva. Jung, attraverso gli studi effettuati su pazienti schizofrenici, sperimentò che, in preda ai deliri e alle allucinazioni, le immagini che ricorrevano erano quelle legate al mondo delle fiabe, ai miti o alle religioni di ogni tempo. Jung le definì dapprima “immagini primordiali”, poi “dominanti dell’inconscio collettivo”. In seguito, con l’evolversi degli studi comprese che le visioni non erano soltanto immagini, ma erano anche accompagnate da sentimenti e comportamenti universali, pertanto, fissò il concetto nel termine “Archetipo”. Jung ampliò il concetto di “inconscio collettivo” già elaborato da Freud, distinguendo l’inconscio individuale da quello collettivo; nel primo risiedono le esperienze personali rimosse dalla coscienza, nel secondo si trovano i contenuti, non a carattere personale, ma ereditario
J.S. Bolen, psichiatra e analista junghiana, nel suo libro “Le Dee dentro la donna” collega la psicologia femminile ai miti greci che diventano modelli di riferimento utili per conoscere noi stesse. La Bolen ci suggerisce come riconoscere la dea che agisce come archetipo dominante in ognuna di noi e quale aspetto della femminilità potenzia. È pur vero che nelle personalità̀ complesse femminili agisce più di una dea, e questo aiuta a spiegare gli aspetti contraddittori, fonte di grande fascino, presenti nella psiche delle donne. L’archetipo agisce “numinosamente, ossia come
forza fascinatrice o come incitamento all’azione” – C.G. Jung – Opere 7 Due testi di psicologia analitica
Artemide come archetipo si incarna in ogni donna che lotta per la difesa delle altre donne e per l’affermazione della propria indipendenza, combatte per una giusta causa o per il riconoscimento dei propri diritti di genere o ancora in difesa dei più deboli. Il suo spirito è competitivo e coraggioso e reca in sé l’ardore della giovinezza. Artemide non invecchia mai, lei rimane la “puella aeterna”.
hai a malapena scalfito la superficie di ciò di cui sei capace
hai decenni
di vittorie davanti a te – rupi kaur
Una donna può fare quello che fa un uomo. Spesso meglio.
Alle mie sorelle, con amore
©lerossediscendonodaigatti ©immagine di Anteprima realizzata dall’ufficio grafico di Excalibur Promo