Quanto mi piace questa donna!
Bella e coltissima, austera e pungente, il naso aristocratico e lo sguardo felino. Palma Bucarelli è una figura complessa, piena di venature e sfumature, spesso distoniche fra loro. Il padre, un funzionario calabrese di ascendenze aristocratiche spagnole e la madre, una bellissima ed elegantissima donna siciliana: un mix che le conferì determinazione e impenetrabilità. È riuscita a imporsi in un ambiente culturale ancora profondamente maschilista, senza mai soffocare la sua vanità raffinata. Dopo il liceo classico e la laurea in Storia dell’Arte, tramite concorso diventò ispettrice dei beni artistici dello Stato alla Galleria Borghese di Roma.
Era il 1939, inizia così la sua carriera!
Aveva trent’anni quando nel luglio del 1941 divenne la prima direttrice donna della Galleria Nazionale di Arte Moderna (GNAM). Incarico che ricoprì fino al 1975. La guerra era iniziata da 14 mesi e per Palma antifascista e antinazista, aveva persino declinato l’invito all’adunata organizzata da Mussolini, il periodo non era dei migliori. “Palma e sangue freddo”, era questo l’epiteto che i colleghi le cucirono addosso, riuscì nell’impresa rocambolesca di mettere in salvo le opere d’arte del museo trasferendole prima presso Palazzo Farnese di Caprarola e in seguito presso Castel Sant’Angelo. La sua intelligenza e furbizia, unite all’algida bellezza furono il mix perfetto che permisero di portare a termine l’operazione completandola sotto il naso dei nemici o viaggiando il più delle volte di notte per eluderli, coadiuvata dalla sua maestria da pilota e da pochi ma fidi aiutanti.
«Quello che non sarebbe riuscito a un uomo riuscì a Palmina, questa ragazza dal volto pallidissimo e dagli occhi verdi imperativi, difese il patrimonio che le era stato affidato con la tenacia di un mastino».
– Indro Montanelli
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La rinascita del museo
Finita la guerra ha trasformato quello che Peggy Guggenheim definiva “un terribile obitorio” in uno spazio vivo, dinamico, all’avanguardia e dirompente come lo è l’arte. Amava talmente il suo lavoro da farlo diventare la sua casa, difatti si trasferì a vivere in un appartamento situato nell’ala destra del museo. Consapevole delle qualità che la contraddistinguevano, studio, determinazione e lucidità, Palma compì scelte drastiche quanto innovative legate alla GNAM. Ha creduto nei giovano artisti italiani e ha aperto le porte all’arte astratta e all’informale. Voleva che l’Arte Contemporanea fosse alla portata di tutti e che il museo aiutasse le persone ad avvicinarla.
Le grandi mostre e le critiche
Palma era l’arbitro assoluto nelle scelte, anticonformiste e all’avanguardia, idee con le quali allestì al museo grandi mostre: Picasso (1953), Scipione (1954), Mondrian (1956, con allestimento di Carlo Scarpa), Pollock (1958). Non sempre furono comprese e subì attacchi dalla politica riguardo ai soldi pubblici per l’acquisizione di alcune opere ritenute stravaganti, quali il Grande sacco di Alberto Burri, in realtà l’opera fu una donazione dell’artista al museo. Ancora polemiche e attacchi quando comprò Merda d’artista di Piero Manzoni. Palma fu sempre capace di schivare ogni accusa, ogni opposizione, ogni tentativo di boicottaggio. Ogni sua scelta era motivata e documentata. Rimase ferma nella sua decisione di non volere mai esporre i Futuristi di inclinazione fascista né Giorgio De Chirico, che nelle Memorie della mia vita, criticò aspramente il suo operato, scrivendo che la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, sotto la direzione di Palma Bucarelli, era definita da molti «il Museo degli Orrori»
Palma Bucarelli non fu soltanto attaccata, fu anche premiata. Ricevette la Légion d’Honneur, e le nomine a Commendatore e Grande Ufficiale della Repubblica. Grazie alle sue competenze fu chiamata a tenere conferenze in ogni parte del mondo.
Leggendaria bellezza!
Palma era di bellezza ed eleganza leggendarie che unite alla sua rapida ascesa fu oggetto di chiacchiere e sospetti, tuttavia con grande intelligenza seppe sedare. Si costruì con determinazione un personaggio i cui tratti aspri e autoritari fungessero insieme da armi di difesa e di offesa. Si prefisse l’eccellenza in tutti i campi, ponendosi sul lavoro sfide sempre più ambiziose senza tralasciare la cura al dettaglio dell’aspetto fisico e perfino della voce prendendo lezioni di dizione dall’attrice Andreina Pagnani. Amava le auto e le guidava spericolatamente. Un temperamento regale il suo, che la portava a scegliere i luoghi e le persone da frequentare e a selezionare i collaboratori. In tutte gli eventi pubblici o mondani (amava frequentare Capri e Cortina) il suo aplomb freddo e imperturbabile faceva impazzire gli uomini che al contempo la amavano e la odiavano.
Il marito Paolo Monelli, giornalista del “Corriere della Sera”, conosciuto durante gli anni universitari, ma sposato soltanto nel 1963, diceva che “quando entrava in un posto era un’apparizione, sempre la più elegante, perfettamente in linea con sé stessa”. Gli abiti indossati da Palma erano sempre ammirati da tutti, il più delle volte erano ideati per lei dalle Sorelle Botti, ma anche dalla Maison Gattinoni, Dior, Le Sorelle Fontana e tutte le firme più in voga di quel periodo. Nel 1996 Palma Bucarelli donò il suo guardaroba al Museo Boncompagni Ludovisi, da poco dedicato alle Arti decorative, al Costume e alla Moda che li esporrà in una mostra dal titolo “La Palma dell’eleganza”. Si trattò di una donazione importante, sia per il numero di capi, oltre il centinaio, sia perché particolarmente significativa del personaggio Palma Bucarelli, donna di indiscusso fascino quanto di indiscusso potere.
Una volta in pensione ha donato alla Galleria d’Arte, decine di opere della sua collezione privata. Ultimo atto d’amore per un luogo che ha amato e protetto quanto la sua vita!
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