“Marisa and Gentleman”. Storia di una luminosa carriera.

Appena laureata in economia e commercio nel 1959 Marisa Bellisario, indossando un vestito di vigogna grigio, si reca all’Olivetti per sostenere un colloquio di lavoro. Viene assunta per la sperimentale Divisione Elettronica e spedita a Milano per un corso di formazione. Inizia così la luminosa carriera e la pioneristica scalata in un settore ritenuto fino ad allora per soli uomini.  Nel 1964 la Divisone Elettronica viene venduta alla General Electric così Marisa deve trasferirsi in America. Anche lì erano solo uomini tanto che le riunioni del top management iniziavano con lo slogan dagli accenti ironici “Marisa and gentleman”.

Marisa, unica donna in un mondo di uomini

Se la professionalità è donna, non deve vestirsi da uomo!”

Una donna fiera della sua femminilità

Sicura della sua professionalità come della sua femminilità manda in pensione il completo di vigogna. È la testimonianza di come una donna possa far carriera e salire ai più alti gradini senza rinunciare alla propria femminilità anche in un mondo prevalentemente maschile ed essenzialmente maschilista. Famosi sono i suoi outfit con capi dell’alta moda, Missoni, Roberta da Camerino, Valentino, ma soprattutto Armani.

Mi criticano perché mi trucco gli occhi, tingo i capelli biondo platino, porto la minigonna e gli hot pants, cambio pettinatura, metto i pantaloni e scelgo gioielli strani e spiritosi […]. La lista delle cose che, secondo loro, un dirigente donna non deve fare è infinita. Credo si riassuma nella regola che un dirigente non deve essere donna e se, per disgrazia, lo è deve nasconderlo il più possibile. Il mio modo di essere donna è, secondo loro, inadatto a un manager e potrebbe rivelarsi negativo per la mia carriera.

Agli inizi della carriera, raccontava Marisa, «qualche volta, rispondendo al telefono, mi è capitato di sentirmi dire: c’è il signor Bellisario?» pensando subito alla segretaria di amministrazione piuttosto che alla manager donna. 

Da imprenditrice quale sono, posso comprenderla. Ancora oggi nel 2022, dopo lo stupore inebetito del mio interlocutore nell’apprendere il mio ruolo di titolare di azienda, mi viene chiesto se ho un socio uomo. Gli stereotipi sono duri a morire e anche gli idioti.

Gli uomini pretendevano che lei tenesse un basso profilo, la trattavano con accenti di superiorità. Una volta un collega le disse che la invidiava perché essendo donna non sarebbe mai diventata dirigente risparmiandosi lo stress della competitività. Povero illuso! È diventata dirigente prima di lui. Nel 1972 le viene affidato il primo compito veramente importante della sua carriera di manager: dirigere la pianificazione operativa e l’informatica distribuita della Olivetti. E sei anni dopo, le viene assegnato il ruolo di AD alla Olivetti Corporation of America

Un sogno allora, un’utopia che Marisa porta a compimento grazie alla sua determinazione e al suo coraggio. Si scontra con stereotipi culturali fortemente radicati, tuttavia, riesce a farsi rispettare. Diventa la manager “dura ma corretta”, ma soprattutto è la donna che rivoluziona l’immagine grigia degli amministratori delegati portando in quel mondo solo maschile, una profonda sensibilità e acume.

La lotta per la parità di genere

Marisa Bellisario è un esempio per tutte le donne. Per loro, rappresenta un modello nuovo e diverso da seguire.   Negli anni della sua ascesa le donne laureate passano dal 5 al 27%; le esortava, Marisa, a scegliere materie economiche e scientifiche per costruire in campo la parità e l’equa distribuzione dei diritti, del potere, delle carriere.

Lei stessa lotta, si mette in prima fila, ostentando sicurezza, fierezza e coerenza. Contrasta l’AIDDA, (Associazione italiana donne dirigenti d’azienda), dichiarandosi disinteressata a “un’associazione non aperta a tutte le donne, ma solo ad alcune privilegiate, di buona ed elevata condizione sociale”. Così, determinata, nell’84 entra nell’Assemblea Nazionale del PSI e nella “Commissione nazionale per la parità tra uomo e donna”, istituita dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Ed è da questo momento che ha inizio il suo impegno politico e sociale a favore delle donne e della parità di genere, un impegno che diventerà una vera e propria missione di vita.

Sono vanitosa e tante cose che mi sono capitate lusingano la mia vanità. So di essere brava nel mio lavoro ed anche di essere una donna come tutte le altre con debolezze peccati e virtù. Mi piace pensare che la mia storia possa dare fiducia alle giovani donne che cominciano la loro carriera o che vanno ancora a scuola. Una donna può farcela se lo vuole se accetta le regole del gioco e se crede in se stessa“.

Il comando della ITALTEL

Nel 1981, Marisa Bellisario fece ritorno in Italia per assumere la direzione della Italtel, un ente pubblico, un elefante sull’orlo del baratro. In quegli anni, Italtel viveva una fase di acuta regressione: tutte le 30 aziende elettromeccaniche che raggruppava erano fabbriche obsolete e con un bilancio in grave perdita. Marisa aveva contro la politica aziendale, i sindacati che non credevano alla ristrutturazione e la stampa che le stava addosso. 

Il successo è una questione di scelte prese. Con coraggio»

Marisa riuscì nel miracolo di trasformare un complesso di fabbriche sulla via della rottamazione in una moderna azienda elettronica. Assunse in base al merito e sostituì ben 180 dirigenti su 300. Avviò progetti innovativi e in soli tre anni riqualificò l’azienda portando il bilancio ad avere un utile attivo. Marisa aveva intuito che una grande azienda moderna non si evolve, né si guida senza una profonda rivalutazione dei rapporti umani. Non più gerarchie clientelistiche, ma gerarchie di merito. Un traguardo che le fa aggiudicare  il Premio di manager dell’anno.

Il patriarcato non molla!

Eppure, nonostante le indiscusse qualità e capacità di Marisa Bellisario esistevano ancora pregiudizi. Marisa Bellisario voleva dar vita a un altro progetto: la creazione di TELIT, il più grande centro cardine italiano delle telecomunicazioni che doveva nascere dalla fusione dell’Italtel, ente pubblico, con la Telettra, un’azienda controllata dalla Fiat.  L’accordo salta perché’ la Fiat non vuole una donna come Amministratore Delegato e perché teme l’indipendenza di una donna che aveva dimostrato di ubbidire solo alle proprie convinzioni.

“Prodi e Romiti dissero No!”

Su questi due figuri, Prodi e Romiti, potrei scrivere papiri e non sicuramente benevoli. Ma non è questo il topos del mio Blog, che vuole mettere in luce e dare il giusto riconoscimento a grandi donne che hanno segnato un passo decisivo per la nostra libertà e indipendenza. I piccoli uomini non sono contemplati.

La malattia

Una malattia irreversibile la colpì, e la trascinò lentamente verso la fine. La sua grande volontà di non darsi per vinta la portò, fino al termine dei suoi giorni, a programmare il lavoro per telefono, e coordinare le attività dall’esterno. 

Il 4 agosto del 1988, Marisa scomparve. Non ebbe, perché mai avrebbe voluto, un funerale in chiesa. A lei sono intitolati la Fondazione e il Premio che ogni anno viene assegnato alle donne che si sono distinte nel mondo dell’imprenditoria e della dirigenza. 

Finì prematuramente a soli 53 anni, la storia di una donna, le cui imprese sono ancora oggi  lungi dall’essere eguagliate.

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Le immagini di Anteprima sono realizzate dall’ufficio grafico di EXCALIBUR PROMO.

Citazioni originali tratte dal libro autobiografico di Marisa Bellisario.

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