No è No! 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima.

Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato”.

Elie Wiesel

Io voglio che questa giornata la smetta con la retorica inutile: sono stufa di vedere i soliti titoloni commiserevoli o veder schierati quattro rappresentanti delle istituzioni che in divisa e tronfi inneggiano alla giustizia. Falsi! Io Voglio Certezza della Pena! Punizioni esemplari e severe! Processi brevi! E che noi donne/madri impariamo ad educare i ns figli al RISPETTO dell’individuo, a qualunque genere, sesso, religione, razza, ideologia politica esso appartenga!

Nei primi undici mesi dell’anno si contano 104 donne vittime di femminicidio soltanto in Italia. Nel 2021 erano state 100 in tutto l’anno. Numeri che testimoniano che il triste fenomeno è in crescita e che le istituzioni dormono. Numeri che ci ricordano che i nostri “NO” non sono stati ancora abbastanza. Ci ricordano che la “cultura” maschilista di prepotenza, di violenza, qualsiasi violenza, sessuale e non, non è ancora finita. Ci ricorda che il patriarcato non è ancora finito. Patriarcato che nel corso dei secoli si è fatto largo grazie all’uso della violenza, sicuramente non per superiorità intellettiva o umana.

Noi Donne e madri, abbiamo un’enorme responsabilità, cresciamo ed educhiamo gli uomini e le donne di domani. Nessuno nasce stupratore o assassino. Insegniamo loro il rispetto dell’individuo, a qualunque genere, sesso, religione, razza, ideologia politica appartenga. Chi conosce il rispetto, si fa rispettare! Bisogna iniziare dalle parole, le parole sono importanti, pensiamo con le parole e diamo forma alle cose con le parole. Una scrittrice americana Anne Sexton scrisse “le parole vanno maneggiate con cura, le parole come le uova una volta rotte non possono essere aggiustate”. Con le parole creiamo o distruggiamo il mondo e tutto quello che contiene.

È importante fare una revisione del linguaggio, o meglio dell’interpretazione che si da ad alcune parole. È impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile abbiano il loro legittimo significato, declinati al femminile cambino i “connotati” e prendano una caratteristica del tutto diversa, negativa ma sempre univoca. L’elenco è stato stilato da una mente illuminata, il professore Stefano Bartezzaghi, enigmista, esperto di linguaggio e di semantica ed è stato portato sulle scene grazie al monologo di Paola Cortellesi. Equivoci verbali che partendo dal linguaggio si radicano nell’uso comune, prendono corpo nelle menti e che sembrano purtroppo non trovare la via di estinzione trasformandosi in discriminazione, soprusi e violenza.

A me, alle mie amiche, a tutte le Donne splendide che conducono fieramente con grande dignità la propria vita, dedico un pensiero:

Cara Donna, quando ti senti dire “da ora in poi penserò io a te”, ringrazia e dattela a gambe levate, perché la trasformazione di questa frase in un futuro non così lontano, sarà “senza di me sei nessuno”. Io posso testimoniarlo, perché l’ho vissuto!

Dietro questa frase c’è la più grande delle violenze psicologiche che si possa subire, ci sono secoli improntati alla cultura incivile dell’“io” maschile-superiore, ci sono secoli di distorsioni e abusi mentali. Devi essere tu, Donna, emancipata, libera ed indipendente, in grado di mantenerti autonomamente, per non dare mai la possibilità ad un uomo di tenerti sotto scacco. Il bisogno rende deboli e può fare diventare succubi o ancora peggio vittime. Temprati con la solitudine, alimenta il daimon che ti anima, coltiva interessi, circondati di amiche sincere, affila l’intuito per riconoscere anche il maschilismo più bieco, quello celato, è pieno di bluff abbi sempre un libro in mano e una casa che sia tutta tua, fai scelte coraggiose che non siano MAI di comodo ma improntate al rispetto di te stessa, lucida la tua corona e tempestala di gioielli, FATTI IL MAZZO, MA SII INDIPENDENTE!!! È l’unico modo che abbiamo per disarmare il patriarcato. RispettiAMOci e facciAMOci rispettare sempre, non permettiamo neanche una sola mancanza, perché sarebbe la prima di una lunga serie. È necessario essere intolleranti.

Non c’è felicità più grande dell’indipendenza economica ed emotiva.

Un uomo, semmai degno, deve essere un valore aggiunto in una vita piena e non l’ultima spiaggia in una vita di mediocrità. 

Con amore.

Di seguito riporto un significativo testo di Enrica Orlando, spiega chiaramente quale sia l’atteggiamento che, gli uomini e purtroppo anche donne inclini a favorire il patriarcato, riservono alle donne vittime di violenza.

NON È STUPRO SE…

Ricapitolando.

Sei brutta: non possono averti stuprata.

Sei troppo acida: non ti hanno stuprata, al massimo ti hanno fatto un favore.

Sei bella, non ti hanno stuprata, sei tu che hai provocato.

Sei lesbica: non ti hanno stuprata, ti stanno mostrando cosa dovresti desiderare.

Sei un’attrice: non ti hanno stuprata, sei tu che ti sei venduta.

Sei sua moglie: non è stupro.

Sei dipendente da droghe: i tuoi spacciatori non ti hanno stuprata, sei tu che cerchi guai.

Sei una che ha denunciato: non ti hanno stuprata, hai bisogno di soldi.

Sei una che non è mai riuscita a denunciare: evidentemente non sei stata stuprata davvero.

Sei una che non è mai stata stuprata ma sei dalla parte delle donne stuprate: dì la verità, vorresti essere stuprata.

Sei una che è stata stuprata e per questo sei dalla parte delle donne stuprate: dì la verità, sei accecata dal rancore.

Sei una bambina che è stata stuprata da un giornalista famoso: va be’ non era stupro se era legale.

Allora lo stupro non esiste. Siamo noi colpevoli di scambiare le buone azioni in violenza. È che tutte queste tempeste emotive ci confondono.

Scusate.

©leRossediscendonodaigatti ©Immagine di Anteprima realizzata dall’ufficio grafico di Excalibur Promo

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