L’indecente linguaggio della frusta

“L’indecente linguaggio della frusta” di Sergio Arena pervade i polmoni con parole irriverenti, coraggiose, spietate e passionali, capaci di far vibrare la pelle . Il mare, il fuoco, la carne, il sangue… Immagini esotiche eppure così intime, che transitano dal piacere dell’amore viscerale ai ricordi dell’infanzia, come le “ore calde” in cui la nonna ci chiamava per il pranzo.

Tra le righe dense di emozioni si cela una profonda denuncia sociale, verso tutto ciò che potrebbe essere diverso, invece frusta il cuore di chi un’anima la custodisce come il più prezioso dei beni.

“Sono nere le anime in vendita membra inchiodate dai padroni gli anni disperdono le budella”.

Le città hanno perso quei sapori che permangono nei ricordi, e le strade sono “distese avide lamiere incandescenti di sangue e incidenti dimenticate dalle belle passeggiate”.

La rabbia per le delusioni di un mondo corrotto diventano “Unghie affilate e denti conficcati nei miei respiri”.

Ma l’amore, quello carico di pathos che fa ribollire il sangue, non si placa…

“Sei sole rovente quando il tuo sguardo mi rivolge la bellezza della luce. Sei desiderio quando i tuoi pensieri sono più lontani di un tramonto.”

L’enfasi espressiva trabocca in un concentrato di parole, che occorre lasciarsi sussurrare dalla mente come note di una straordinaria melodia

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