Leonor Fini, la “furia italiana di Parigi”

Ha scandalizzato, provocato e turbato. Leonor Fini (1907 – 1996) è stata un’artista eclettica e poliedrica, la sua arte ad ampio raggio, si è manifestata dalla pittura alla fotografia, dalla sceneggiatura teatrale alla scrittura. Visse circondata dai gatti che amò visceralmente, tanto da diventare uno dei leit motiv delle sue opere e ai quali dedicò il testo narrativo Murmur, una fiaba per bambini. Di se stessa diceva di essere figlia di sua madre e di un gatto.

Una bambina in fuga

Nasce a Buenos Aires,  in casa respira la violenza a causa di un padre dispotico, così la madre decide di fuggire e di tornare in Italia, il padre tenterà di rapirla e la madre per riuscire a depistare le forze dell’ordine traveste Leonor da bambino. Il tema del travestimento rimarrà costante durante la sua esistenza, sia come gioco ma anche come stratagemma per sfuggire alle difficoltà. Le qualità artistiche di Lolò, così amava essere chiamata, si manifestano precocemente: a quattro anni vinse un concorso di pittura, disegnando un pollo che cucinava un uomo in una casseruola. Il surrealismo albergava già nella sua anima.

Alla volta di Parigi

Dopo aver trascorso la sua gioventù nell’ambiente cosmopolita triestino, a ventiquattro anni si trasferì a Parigi, centro pulsante di tutte le avanguardie artistiche del momento, entrando in contatto con i surrealisti. La capitale francese era il posto giusto per la sua personalità indipendente ed esuberante, un vero e proprio booster per la creatività di colei che si meritò l’appellativo di “furia italiana di Parigi da Marx Ernst. (già amante di Gala)

LEGGI ANCHE GALA E DALÍ, IL FUOCO SACRO DELL’EROS

Bella e volitiva, facevano la fila per farsi ritrarre da lei, il suo stile ere unico, inquieto e sensuale. Leonor Fini ha legato al potente senso estetico un istinto erotico espresso in ogni possibile forma. Nessuno quanto lei, riuscì a ritrarre l’essenza del femminile in tutte le sue molteplici nature. Tele abitate da sfingi, angeli e streghe, fate, diavoli, amazzoni e gli onnipresenti gatti. Animata da uno spirito femminista, utilizzava l’arte come mezzo per manifestare il suo desiderio di sovvertire i ruoli imposti dalla società. Le donne rappresentate non sono mai fragili o innocenti ma emergono dalla tela dirompenti con la loro vis provocatrice, mentre gli uomini sono spesso descritti immobili nella loro fissità, deboli e bisognosi della protettiva presenza femminile.  Si narra che mentre dipingeva, arrivasse a emettere urla liberatorie. Le sue opere rappresentano le visioni oniriche tipiche dello stile del surrealismo, anche se non dichiarò mai ufficialmente di seguirne la corrente. 

Leonor Fini. Autoritratto

Tutti la vogliono, tutti la cercano

A Parigi frequentò il circolo di Cocteau, di Picasso, di Salvator Dalí, di Cartier-Bresson ed è stata protagonista di mostre internazionali, venne ritratta da Dora Maar e Man Ray, Lee Miller e Cecil Beaton. Disegnò per Elsa Schiaparelli, la boccetta di profumo Shocking. Anche Federico Fellini, ne subì il fascino, le fece realizzare i costumi di una scena del celebre film Otto e mezzo.

Fedele allo stile della sua arte come nella vita, prediligeva indossare costumi eccentrici, avvolgersi in ampie cappe di colore nero, quasi fossero abiti di scena, ornati di piume, gioielli vistosi o pellicce, che la rendevano somigliante a una creatura di un altro mondo.

Personalità indomita, emblematica e selvaggia

Libera e indipendente, animata da un’arte dirompente e incontenibile. Fu molto amata ma aveva un concetto labile di fedeltà, il suo più grande amore era la vita che condusse in maniera indomita e dissacrante. Grazie alla sua personalità unica, si è collocata di diritto tra le figure più interessanti del Novecento

CURIOSITÀ

Dall’età di 13 anni, Leonor Fini visitò regolarmente l’obitorio locale per studiare il corpo umano. Questa esperienza ha influenzato fortemente la sua percezione della figura umana, che in seguito ha raffigurato in uno stile molto personale, attraverso eteree creature con la struttura ossea visibile che sono oggi immediatamente riconoscibili nelle sue tele.

© Riproduzione Riservata

Torna su