Le lettere di un uomo innamorato: Napoleone a Josephine


È opinione comune che al giorno d’oggi non si scrivano più lettere d’amore. La necessità di una fruizione veloce oltre all’avvento della tecnologia mediante l’utilizzo delle e-mail e della messaggistica al cellulare hanno sacrificato il romanticismo sull’altare della praticità. Leggendo queste lettere d’amore è stata forte la tentazione di pensare che gli uomini di oggi si siano imbarbariti perdendo la fiducia nell’amore, ma ancora di più hanno smarrito l’arte della sua espressione. La capacità di esprimersi in un linguaggio elegante, privo di errori ieri come oggi è un elemento di fascino che gli uomini moderni non conoscono e che farebbero bene ad apprendere.

Avreste mai immaginato che Napoleone potesse avere un lato tenero, eppure è proprio così. Il grande condottiero, il grande generale che da umile soldato corso divenne imperatore fu profondamente innamorato di sua moglie, Josephine de Beauharnais, carismatica donna creola che gli diede filo da torcere. Le lettere testimoniano un uomo in perenne affanno amoroso, alla mercé della bella moglie dal cuore di pietra che talvolta perfino insiste nell’utilizzare il formale vous invece del più affettuoso tu. C’è qualcosa di commovente e, a dire il vero, anche di comico, in Napoleone nel rincorrere ansiosamente Josephine che lesinava le risposte alle sue missive , mentre imperversava la campagna militare in Italia.  Un uomo che spesso, stizzito dalla mancanza di risposte, firma le missive in maniera autoreferenziale: Bonaparte.

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Le Lettere di odio e d’amore

A Giuseppina, a Milano.
Ala, 3 Settembre 1796

Siamo nel bel mezzo della battaglia, mia amata; ci siamo diretti nell’avanguardia nemica; abbiamo preso otto o dieci dei loro cavalli con lo stesso numero di cavallerizzi. Le mie truppe sono di buon umore e hanno un animo eccellente. Spero che faremo grandi cose, ed entreremo a Trento entro il 5.
Nessuna lettera da te, e questo mi rende davvero inquieto; ma mi dicono che stai bene e che hai anche avuto un’escursione al Lago di Como. Ogni giorno attendo impazientemente che la posta mi porti qualche notizia di te, sei ben consapevole di quanto le apprezzo.
Lontano da te non posso vivere, la felicità della mia vita è vicino alla mia gentile Giuseppina. Pensami! Scrivimi spesso, molto spesso: nell’assenza questo è l’unico rimedio: è crudele, ma, spero, sarà so solo temporaneo
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Bonaparte

A Giuseppina a Milano.

Inviata da Verona il 13 Novembre 1796

Bonaparte, generale in capo dell’Armata d’Italia, a Giusepina.

“Non ti amo più; al contrario, ti detesto. Sei una disgraziata, realmente perversa, realmente stupida, una vera e propria Cenerentola. Non mi scrivi mai, non ami tuo marito; tu sai il piacere che le tue lettere gli procurano eppure non riesci nemmeno a buttar giù in un attimo una mezza dozzina di righe.

Che cosa fate tutto il giorno, Signora? Che tipo di affari così vitali vi privano del tempo per scrivere al vostro fedele amante? Quale pensiero può essere così invadente da mettere da parte l’amore, l’amore tenero e costante che gli avevate promesso? Chi può essere questo meraviglioso nuovo amante che vi porta via ogni momento, decide della vostra giornata e vi impedisce di dedicare la vostra attenzione a vostro marito? Attenta Giuseppina; una bella notte le porte saranno distrutte e là io sarò.

In verità, amor mio, sono preoccupato di non avere tue notizie, scrivimi immediatamente una lettera di quattro pagine con quelle deliziose parole che riempiono il mio cuore di emozione e di gioia.

A Giueppina, 1976

“Non è passato giorno che non t’amassi; non è passata notte che non ti stringessi fra le braccia; non ho preso una tazza di tè senza maledire la gloria e l’ambizione che mi tengono lontano dall’anima della mia vita. In mezzo agli affari, alla testa delle truppe, percorrendo i campi di battaglia, la mia adorabile Giuseppina è sola nel mio cuore, occupa il mio spirito, assorbe il mio pensiero. Se mi allontano da te con la velocità di un torrente del Rodano, è per rivederti più in fretta. Se, nel mezzo della notte, mi alzo per lavorare ancora, è che questo può anticipare di qualche giorno l’arrivo della mia dolce amica e, tuttavia, nelle tue lettere del 23, del 26 ventoso, mi davi del Voi. Voi, tu stessa. Ah, Cattiva! Come hai potuto scrivere questa lettera? Come è fredda! E poi dal 23 al 26 ci sono quattro giorni; che cosa hai fatto per non aver scritto a tuo marito? Ah! Amica mia, questo Voi e questi quattro giorni mi fanno rimpiangere la mia antica indifferenza. Sfortuna a colui che ne sarebbe la causa! Possa egli, per pena e per supplizio, provare ciò che la convinzione e l’evidenza che servirono il tuo amico, mi farebbero provare! L’inferno non ha supplizio, né le furie serpenti! Voi!Voi! Ah! Che ne sarà fra quindici giorni? La mia anima è triste; il mio cuore è schiavo e la mia immaginazione mi spaventa! Tu mi amavi meno, tu sarai consolata. Un giorno tu non mi amerai più, dimmelo, saprei almeno meritare la sfortuna! Addio, donna, tormento, speranza, felicità e anima della mia vita, che io amo, che temo, che mi ispira dei sentimenti teneri che mi chiamano alla natura, a dei movimenti tempestosi vulcanici come il tuono. Non ti chiedo né amore eterno, né fedeltà, ma solamente verità, franchezza senza limiti. Il giorno che mi dirai: ti amo di meno, sarà o l’ultimo del mio amore o l’ultimo della mia vita. Se il mio cuore fosse cosi vile da amare senza ritorno, lo farei a pezzi con i denti. Giuseppina! Giuseppina! Ricordati ciò che ti ho detto talvolta: la natura mi ha fatto l’animo forte e deciso; essa ti ha costruito di pizzo e di garza. Hai smesso di amarmi!! Perdono, anima della mia vita, la mia anima è tenera su vaste combinazioni. Il mio cuore, interamente occupato da te, ha dei timori che mi rendono infelice. Mi secca non poterti chiamare col tuo nome. Attendo che tu me lo scriva. Addio! Ah! Se tu mi amassi di meno, non mi avresti mai amato. Sarei allora proprio da compatire.”

Napoleone (1769/1821) e Giuseppina si sposano nel 1795. Due giorni dopo il matrimonio, Napoleone parte per la sua campagna in Italia. Giuseppina non era una buona corrispondente, indifferente a Napoleone era attratta da altri uomini. Solo molto più tardi si innamorerà di lui. Il matrimonio fu sterile e la necessità di dare un erede alla Francia, li obbligò alla separazione che avvenne non senza un reciproco grande dolore.

Quando Giuseppina morì, nel 1814, Napoleone era già in esilio all’ Elba. Pianse vere lacrime all’annuncio della morte del suo unico grande amore, la prima moglie Josephine mai dimenticata nonostante le sue tante passioni femminili. 

CURIOSITÀ

A Napoleone piacevano gli odori e i sapori forti. Si narra che tra una campagna e l’altra, prima di far ritorno da Giuseppina, si facesse precedere da un messaggio col quale le raccomandava di non lavarsi più fino al momento dell’incontro.

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