La Legge di Lidia Poët. Un sottoprodotto televisivo

Nutrivo grandi aspettative riguardo la serie ” La Legge di Lidia Poët”, su Netflix, ero entusiasta perché si portava sullo schermo un personaggio femminile forte e indipendente con le sue vicissitudini per raggiungere l’affermazione in un mondo dominato dagli uomini. Tuttavia, la serie presenta alcuni problemi che meritano di essere affrontati con occhio critico e senza sconti di pena.

Innanzitutto, il personaggio Lidia Poët, interpretato da Matilda De Angelis, sembra a volte vittima della mancanza di una scrittura approfondita, relegata a stereotipi femminili ; una donna che lotta contro il sistema conservatore patriarcale ma che non trova mai il suo posto. La regia non ha l’attenzione e forse neanche la consapevolezza per dare la giusta importanza alle dinamiche femminili, sia tra le protagoniste che con i personaggi maschili.

La legge di Lidia Poët. Matilda De Angelis as Lidia Poet in episode 103 of La legge di Lidia Poët. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2023

Il contesto è quello storico di fine Ottocento, Lidia Poët, prima donna ad aver conseguito la laurea in giurisprudenza, una pioniera del femminismo e pura incarnazione del futuro, è stata ridotta a un ruolo che è un misto tra Sherlock Holmes in gonnella che si arrabatta in maniera quasi macchiettistica per risolvere i casi improbabili che le si presentano, e assistente – sarebbe più appropriato il termine badante – del fratello, Enrico, unico avvocato autorizzato ad esercitare la professione in quanto maschio, che viene fuori impietosamente dalla trama. Una trama caotica che sembra aver perso di vista la direzione, scene rocambolesche al limite del ridicolo, e inverosimili, storie affrontate in maniera approssimativa e grossolana, lungi dal rappresentare il vero impegno per la parità di genere che Lidia Poët ha profuso nella sua vita. La recitazione degli attori è piatta e poco convincente. Non riesco a capire se sia colpa dei dialoghi scritti male e privi di profondità o della mancanza di impegno degli attori, ma il risultato finale è una performance deludente che non riesce a coinvolgere lo spettatore.

Il mio giudizio è quello dell’ennesimo sottoprodotto televisivo che mira soltanto ad intrattenere ma non a riflettere.

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