Barbie, un film ibrido senza plauso

Mi è piaciuto il film Barbie? So and so, direbbero gli inglesi e così dico io. Un film ibrido, manca il taglio: è una favola? Una commedia? Un cartoon? Un musical? Un film satirico? Un trattato sull’essere?  Zeppo di citazioni, forse eccessivamente zeppo. 

ll film scritto da  Greta Gerwig e Noah Baumbach, rispettivamente regista e sceneggiatrice, e sceneggiatore, è sicuramente un film politico. Le tematiche che vengono toccate, in ordine sequenziale, sono:

  • Attacco alla maternità
  • Società matriarcale
  • Patriarcato
  • Squilibrio uomo/donna
  • Rapporto madre/figlia
  • Manipolazione femminile
  • Risveglio/illuminazione
  • Passaggio dall’età infantile a quella adulta

Si tratta infatti di un’opera destinata prevalentemente a un pubblico adulto; non solo per la disinvoltura con cui nomina organi genitali, depressione, morte e capitalismo ma soprattutto perché dietro quelle tinte color confetto, il plot nasconde tematiche conflittuali tra aspettative e realtà

Maternità oltraggiata

L’incipit scimmiotta quello di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, con Barbie che si staglia come un monolite, ammiccante e rivoluzionaria nel modo di approcciare il mondo dei giochi delle bambine, abituate ai bambolotti: era concesso giocare a “fare la mamma” o “a fare la moglie” con il ruolo che ne consegue di accudimento, così come da copione dei vecchi canoni conformisti secondo il modello fascista. L’arrivo di Barbie sbalordisce le bambine che iniziano letteralmente a fracassare i bambolotti, riducendoli in mille pezzi, contrassegnando il primo dei tanti attacchi alla maternità a cui andremo incontro nell’arco della programmazione. Una scena grottesca e violenta che avrei preferito non vedere.

La vita a Barbie-land . Una società matriarcale

La protagonista è Barbie Stereotipo, interpretata da Margot Robbie rappresenta il modello base, bionda, bellissima e indipendente, possiede tutto e può fare tutto. La domanda che sorge spontanea è in virtù di quali meriti: titoli di studi? No, Master? No, Eredità di famiglia? No. Curriculum vitae: bellissima e biondissima.

Vive a Barbie Land, di fatto una società matriarcale di donne Barbie che si distinguono per un unico appellativo che le definisce: Barbie Presidente, Barbie Dottoressa, Barbie Scrittrice, Barbie vincitrice del Premio Nobel, e così via. Tutte loro sono convinte di essere un modello di autodeterminazione per le bambine del mondo reale.  Si accompagnano ai tanti Ken, omologati e perfetti tontoloni consapevoli del loro status di accessorio che sopportano senza troppi patemi. Il Ken della nostra Barbie principale è una versione da spiaggia della bambola,  interpretato da Ryan Gosling può essere definito co-protagonista, perché occuperà nell’arco temporale del film uno spazio notevole, considerando che questo è un film su Barbie, non su Ken.

Fratello, ricordati che devi morire! Cit. Troisi

Trascorrono giorni felici, il sole splende, il cielo è sempre azzurro e il colore d’ordinanza è il rosa, fin quando Barbie Stereotipo non pronuncia ex abrupto la frase “avete mai pensato di morire?” Gli infausti pensieri di morte non vogliono abbandonare Barbie, tanto da avere su di lei gravi conseguenze, ad esempio si sveglia spettinata, i piedi le diventeranno piatti, “non metterei più i tacchi se avessi i piedi così”, mostra i primi segni della cellulite.

Allegoricamente ecco la prima fase della voluntas di Greta Gerwig alla base della stesura del film. Barbie incarna la bambina che deve affrontare la crescita e avvalendosi del ruolo del gioco – simulacro del reale – mostra alle più piccole cosa possano diventare con il rischio, tuttavia, di inculcare l’insicurezza laddove i modelli irrealistici di perfezione e bellezza non vengano raggiunti. 

Per guarire si trova costretta ad attraversare il Portale Magico, un mezzo per raggiungere il Mondo Reale e conoscere la bambina che le ha causato il problema.  La vita delle Barbie è sottomessa al modo in cui le bambine nel Mondo Reale giocano con loro; difatti a Barbie-land esiste la Barbie Stramba, ridotta davvero maluccio, a causa di una bambina che ha giocato con lei in modo violento: le ha rasato i capelli in stile punk, le ha scarabocchiato la faccia rendendola irriconoscibile e le ha imposto la postura perenne con le gambe “a spaccata”. Eppure, Barbie Stramba sembra aver acquisito poteri sciamanici che aiuteranno Barbie Stereotipo ad attraversare il Portale Magico che le farà raggiungere il Mondo Reale.

Cosa accadrà all’arrivo di Barbie e Ken, quest’ultimo intrufolatosi di straforo dentro l’auto di Barbie, ve lo lascerò scoprire al cinema, qui mi limito ad affrontare i temi che ne scaturiscono

Il Patriarcato, sempre.

Il patriarcato è il vero zoccolo duro del film, come in un certo senso lo è nella realtà.  Deriso, sbeffeggiato, detronizzato, sia nel mondo fittizio di Barbie-land quanto nel Mondo Reale, si delinea un sistema antropocentrico che inizia a scricchiolare ma che tende ancora a coalizzarsi per mantenere saldi i diritti che credono propri. Spesso viene malamente nascosto dietro ruoli femminili di facciata che il patriarcato elargisce a mo’ di contentini. 

“Il patriarcato lo applichiamo ancora ma lo nascondiamo bene”

Questa frase viene messa in bocca a un dirigente in vestito blu d’ordinanza, ed è proprio la categoria che ricopre ruoli apicali che viene fatta a brandelli, dileggiata nei loro topics più comuni.  Qui è d’obbligo una riflessione: purtroppo oggi molti degli uomini che ricoprono ruoli ai vertici in ambito pubblico sono dei perfetti incompetenti. Il paradosso è che costoro si ritengono nel giusto e grazie all’effetto Dunning- Kruger vengono sovrastimati e fatti accomodare su comode poltrone di velluto pagate con i nostri tributi. Alcuni indossano talvolta una divisa grazie alla quale si ammantano di un velo di intoccabilità e dietro la quale perpetrano nefandezze di ogni genere.

Squilibri da armonizzare

La narrazione di Barbie, pone l’attenzione sulla necessità di abbattere “l’impero del maschio” e lo fa con toni che possono risultare pruriginosi all’uomo medio che non sa vedere oltre il suo naso. Naso davanti al quale Greta Gerwig piazza una parossistica società matriarcale in cui l’uomo è ridotto a puro oggetto ornamentale, un accessorio appunto – ciò che era la condizione della donna negli anni Cinquanta – ma non perché venga sostituito dal suo eguale e opposto, ma per indurre una riflessione grazie alla quale si pongono in evidenza le falle derivate da un ordine sovvertito e squilibrato. La modernità a cui vogliamo arrivare è fatta di emancipazione dai ruoli di sudditanza, pari opportunità, condizioni, retribuzioni, soprattutto mutuo rispetto!

Ma che geniale trovata! Si fa per dire

Eppure, nella narrazione c’è una nota stonata che sicuramente non depone a favore delle donne: l’arte della manipolazione femminile. Le donne di Barbie-land a cui è stato defraudato lo scettro del comando, (non spoilero né come né perché) mettono in atto una vera e propria rivendicazione intortando i Ken di turno con azioni manipolatorie qualunquistiche e di bassa lega. Ecco, ritengo che la regista avesse potuto fare di meglio e non ancorarsi al vecchio luogo comune trito e ritrito secondo il quale le donne raggiungono il successo grazie alla loro avvenenza e alla loro accondiscendenza: una vera caduta di stile, questa, che ha fatto sprofondare il mio giudizio su questo film, e che ha fatto a pezzi Barbie come icona femminista ( ammesso che questa fosse l’intenzione di Greta Gerwig)

Riacquistato il potere Barbie cosa fa? Ecco voi la morale ultima del film e unico aspetto positivo

Inizia un travaglio interiore iniziato già con i pensieri di morte, accentuato durante il viaggio nel Mondo Reale che la indurrà in profonde riflessioni, non prive di coinvolgimenti emotivi per le quali perderà la scintilla di leggerezza tipica dell’infanzia

“è doloroso ma bello” 

Barbie si renderà conto di quanto sia infida la perfezione e finirà per scegliere di scambiare la sua bambolinità in favore dell’umanità.

Immagini tratte dal film Barbie. Testi di Patrizia Zito. Immagine di Anteprima realizzata dall’ufficio grafico di Excalibur Promo

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