IPAZIA d’Alessandria, παιδεύσεως : ragione vs oscurantismo

“riservati il tuo diritto di pensare,

perché anche pensar male

è meglio di non pensare affatto”

IPAZIA DI ALESSANDRIA

Nel romanzo storico di Umberto Eco, Baudolino, l’omonimo protagonista rimane affascinato da una donna in compagnia di un unicorno, che gli ispira un senso di serena adorazione. Scopre poi che si tratta di Ipazia o meglio di una delle tante “Ipazie” che vivono in un bosco* nei pressi di un lago.

“Andate nel bosco, andate. Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà, e la vostra vita non avrà mai inizio”. Pinkola Estés

Bosco di Sasseto

L’apparizione racconta, esprimendosi in greco antico, a Baudolino che, dopo la morte della pensatrice alessandrina, le sue “repliche” si sono riunite per ricordarne gli insegnamenti, convinte che la sapienza sia l’unico strumento “per far affiorare la verità”.

La sua storia al pari del suo nome è quasi sconosciuta alla maggior parte, eppure Ipazia nata intorno al 350 d.C. fu una delle figure più emblematiche dell’antichità e che ha acceso l’ammirazione e la fantasia di moltissimi poeti nel corso di ben quindici secoli, sebbene la chiesa abbia cercato a lungo di soffocarne la memoria. Di lei si scriveva così:

“Ὑπατία σεμνή, τῶν λόγων εὐμορφία,
ἄχραντον ἄστρον τῆς σοφῆς παιδεύσεως.”

Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura.

Pallada, detto Il Meteoro __ Antologia Palatina, IX, 400

da You tube film Agorà , 2010, Alejandro Amenàbar

Figlia di Teone, illustre matematico e famoso astronomo che lavorava nel Museion, la più importante Accademia culturale dell’epoca, Ipazia si istruì all’astronomia e alla matematica, tuttavia non le bastò e si appassionò alla filosofia di cui divenne padrona. E se ne fregiava indossando il mantello del filosofo (riservato agli uomini, ma lei non era molto ligia alle regole) e si recava al centro della città e teneva lezioni pubbliche sul pensiero di Platone, Aristotele ed altri filosofi. 

Scrive Damascio

“Fu giusta e casta e rimase sempre vergine. Lei era così bella e ben fatta che uno dei suoi studenti si innamorò di lei, non fu capace di controllarsi e le mostrò apertamente la sua infatuazione. Alcuni narrano che Ipazia lo guarì dalla sua afflizione con l’aiuto della musica. Ma la storia della musica è inventata. In realtà lei raggruppò stracci che erano stati macchiati durante il suo periodo e li mostrò a lui come un segno della sua sporca discesa e disse, “Questo è ciò che tu ami, giovanotto, e non è bello!”. Alla brutta vista fu così colpito dalla vergogna e dallo stupore che esperimentò un cambiamento del cuore e diventò un uomo migliore.”

Ipazia attirava numerosi seguaci e per questo divenne invisa al fanatismo religioso e si fece diversi nemici tra coloro che detenevano il potere in città al punto di ucciderla barbaramente

Racconta Damascio 

“che una moltitudine di uomini imbestialiti piombò improvvisamente addosso a Ipazia un giorno che come suo solito tornava a casa da una delle sue apparizioni pubbliche.”

Era il mese di marzo del 415, Ipazia viene tirata fuori dalla lettiga e trascinata nel Cesareo dove, scrive Socrate Scolastico,

“incuranti della vendetta e dei numi e degli umani questi veri sciagurati massacrarono la filosofa in modo orrendo”

Secondo Damascio

“mentre ancora respirava debolmente le cavarono gli occhi”,

mentre secondo Socrate

“La spogliarono delle vesti, la massacrarono usando cocci aguzzi (ὄστρακα), la fecero a brandelli. E trasportati quei resti al cosiddetto Cinaro, li diedero alle fiamme.”

Charles William Mitchell, La morte di Ipazia in Alessandria, 1885

Fine riservata a tutte le donne ritenute streghe a causa del loro sapere. Ne è testimonianza il seguente scritto di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu, in Etiopia.

“In quei giorni apparve in Alessandria un filosofo femmina, una pagana chiamata Ipazia, che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi e agli strumenti di musica e che ingannò molte persone con stratagemmi satanici.” 

Così viene stroncata la vita di una mente eclettica che teneva alto il faro della cultura scientifica alessandrina

La sua memoria fu elevata a martire del libero pensiero al pari di Giordano Bruno Galileo Galilei

Una delle molteplici raffigurazioni di Ipazia è stata eseguita ad opera di Raffaello Sanzio nell’affresco La Scuola di Atene situato nei Musei Vaticani, anche se non è verificata l’attendibilità.

Raffaello Sanzio, La scuola di Atene, 1509, dettaglio

CURIOSITÀ

*E’ doveroso fare un excursus sul bosco e sul suo significato immaginale. Se ci pensiamo bene, molte fiabe iniziano con l’entrata in un bosco o in una foresta, evento vissuto in maniera inquietante, un evento “traumatico”
Emblematiche, in tal senso, le fiabe di Hansel e Gretel, di Pollicino (F.lli Grimm), di Cappuccetto Rosso (Perrault), e de La Bella addormentata nel bosco ( F.lli Grimm). Come non associarlo alla nostra psiche, più il bosco è folto, più è complessa da dipanare la matassa del nostro inconscio

©Immagine di Anteprima realizzata dall’ufficio grafico di EXCALIBUR PROMO

©leRossediscendonodaigatti

Fonti

Silvia Ronchey – Ipazia: la vera storia

Umberto Eco – Baudolino

http://www.maat.it/livello2/ipazia.htm

http://www.silviaronchey.it/materiali/pdf_docenza/pubblicazioni/Perche_Cirillo_assassino_Ipazia.pdf

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