Imprenditoria femminile, difficoltà e impegno. Come conciliare lavoro e famiglia .

Qualche mese fa sono stata chiamata in rappresentanza dell’imprenditoria femminile a parlare dei problemi che noi donne incontriamo quotidianamente sul lavoro. É un argomento del quale non amerei parlare perché significherebbe che il problema sia stato risolto, ma ahimè non è così.

Mi permetto di fare un breve excursus su di me: ho iniziato la mia carriera lavorativa in quella che allora era l’azienda di famiglia, in qualità di moglie del titolare seguivo tutti i settori, dalla scelta delle collezioni, agli acquisti, all’import, al commerciale e alla comunicazione. Esperienza che è stata basilare e formativa sotto diversi punti di vista, soprattutto quando dopo il divorzio da mio marito, ho deciso di aprire la mia attività.

Sicuramente ero molto impegnata e come ogni donna sposata con famiglia mi ritrovavo a dover conciliare gli impegni fra di loro in quanto donna. IN QUANTO DONNA è questo il punto, il fulcro del problema, la società si aspetta da noi donne che sia giusto fare così, d’altronde il lavoro l’abbiamo voluto noi, cercato animatamente, abbiamo lottato per la parità dei sessi (che tuttavia è ancora illusoria), abbiamo voluto superare le Colonne di Ercole, ed ecco che come fosse una punizione divina a noi donne toccassero tutte le fatiche. 

Negli stereotipati meccanismi viziati dell’immaginario maschile, si desidera ancora la moglie premurosa, che badi al focolare domestico, che sia una mamma paziente e che supporti il marito nella sua carriera. E’ anche vero che la vita è fatta di sfumature e che fermarsi agli stereotipi abusati risulta sicuramente banale. Tuttavia bisogna ammetterlo: conciliare il lavoro e la famiglia è un’incombenza che spetta soprattutto alla donne, a noi spetta l’organizzazione e riconoscere le priorità.

Ed ecco la domanda: conciliare lavoro e famiglia è dunque possibile?

I due termini lavoro e famiglia sono sempre citati in contrapposizione. Lavoro e famiglia sono due elementi in contrasto, uno si espande, laddove l’altra si ritrae e viceversa. Vite dedicate al lavoro, in cui non c’è spazio per la famiglia, tempo al lavoro che ruba ore al tempo per la famiglia. Le donne gravate dalle incombenze, tra lavoro e famiglia, si trovano spesso costrette a scegliere a rinunciare al lavoro.

Vi dico subito che si può fare, è possibile conciliare lavoro e famiglia. Ma vi dico che è difficile. Il senso di inadeguatezza che ti assale quando non riesci ad essere una cosa o l’altra al 100% è quotidiano e fastidioso. I ritmi sono serrati ed è fondamentale la Pianificazione. Pianificazione a tappeto. Segnare in agenda incontri a scuola, gite, visite, attività extra scolastiche e inserire gli appuntamenti con i clienti tra un impegno e l’altro, incastrarli come le tessere di un puzzle. Bisogna anche avere una spiccata propensione all’improvvisazione per sopperire ad eventuali mancanze o imprevisti, ma soprattutto bisogna accettare anche che a volte si può essere ( Non ) performanti. Non avere timore della stanchezza, di non farcela, di essere imperfette o in ritardo. Siamo indulgenti con noi stesse, accettiamolo con eleganza e con il sorriso, restiamo comunque delle wonder woman.

Mi sono spesso sentita dire: “ come fai a fare tutto?”

Non ho la formula magica, non so come abbia fatto a conciliare tutto, posso dire che la grinta, la determinazione e la tenacia sono sempre state il mio baluardo, le mie compagne di viaggio. Non avrei mai permesso a me stessa di rinunciare alla mia indipendenza economica, ai miei stimoli intellettuali e al dialogo fra pari, in nome della famiglia. Ritengo che una madre felice e realizzata sia il migliore esempio per un figlio. Inoltre ho sempre considerato la mia azienda Excalibur Promo come un figlio, la amo come un figlio e me ne prendo cura come un figlio. Ma a differenza di un figlio che cresce, matura, si realizza e diventa indipendente, EP per quanto grande potrà diventare, avrà sempre bisogno di me, delle mie amorevoli cure e della mia insostituibile presenza. I principi e i valori che animano la mia azienda, sono i miei.

Vi dirò di più: dopo il liceo classico mi ero iscritta a giurisprudenza senza completarne il percorso, nel frattempo mi ero sposata ed era nato mio figlio. 

Mi era rimasto sempre un forte rimpianto per non aver ultimato gli studi – sono una che ha sempre un libro in mano e per me lo studio è fonte di vita – così non appena mio figlio iniziò l’età scolare, decisi di iscrivermi nuovamente all’università e conseguire, – ebbene sì! – la laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo comunicazione d’impresa, percorso complementare e affine alla mia attività che crea campagne promozionali e abbigliamento da lavoro personalizzato, quindi comunicazione tramite oggetto che sia un gift aziendale o un capo di abbigliamento.

Ricordo con estrema fatica ma anche con estrema gioia quel periodo, i libri letti la sera, seguire le lezioni, dedicarsi allo studio in ogni momento libero, rinunciare alle vacanze per la preparazione degli esami e per la stesura della tesi. Lo farei ancora, l’appagamento che ne è scaturito, ha ripagato di gran lunga ogni fatica. Non possiamo pensare che le cose importanti si ottengano senza fatica, non crediamo che il cielo si apra e che ci piovano in grembo manna e oro. Non è così. Dietro ogni successo c’è un duro lavoro fatto di disciplina, costanza, sacrificio, determinazione, dedizione e rischio di fallimento. E, cosa molto importante, c’è consapevolezza, il plus che serve per riconoscere i propri talenti e perseguirli. Ascoltare il proprio δαίμων (daimon) interiore.

MI sento di incoraggiare le giovani donne che si affacciano ad una carriera lavorativa anche impegnativa, che sia di stampo manageriale o imprenditoriale, avranno sicuramente meno problemi rispetto alle donne della mia generazione, poiché si rapporteranno con i nostri figli, i ventenni e trentenni di oggi, cresciuti con gli ideali di noi donne post sessantottine e femministe che lottiamo per i pari diritti e le pari opportunità, uomini che non avranno alcuna difficoltà ad assumersi un’equa ripartizione dei compiti familiari. Giovani uomini che sono stati cresciuti da noi donne nell’abominio e nel disprezzo del maschilismo.

Maschilismo e Femminismo: vediamo di capirci un pò

Sento spesso i termini maschilismo e femminismo citati in contrapposizione. Errore gravissimo! Cito il dizionario Garzanti.

– Maschilismo: “Atteggiamento psicologico e culturale fondato sulla presunta superiorità dell’uomo sulla donna in ambito intellettuale, psicologico, biologico” e chi più ne ha più ne metta. 

Il maschilismo è dunque un atteggiamento che si manifesta in contesti sociali e privati e che si traduce in pratiche quotidiane che possono essere violente, repressive, offensive o anche semplicemente paternalistiche, e la cronaca quotidiana ne è testimonianza, basate sulla convinzione che gli uomini siano superiori alle donne. Il maschilismo è dunque una forma di sessismo, cioè una discriminazione nei confronti delle persone basata sul genere sessuale. Come ogni discriminazione, trasforma le differenze in pretese di superiorità, confondendo le due cose.

– Femminismo: ”Dottrina e movimento storico che si propone di rivalutare il ruolo sociale e politico della donna e di ottenere la parità civile, politica, economica della donna rispetto all’uomo. Storicamente nasce nel periodo Illuminista e durante la Rivoluzione Francese.”

Non vuole affermare una supremazia femminile, parla di egualitarismo, pari diritti umani … parla di umanesimo, parla di civiltà!!!

Ritornando a noi, donne imprenditrici della mia generazione … riassumendo… noi donne lavoriamo fuori casa, lavoriamo in casa, abbiamo maggiori incombenze e responsabilità. Agli uomini si chiede solo di lavorare e udite udite!!! Sono più pagati di noi donne. Come dire “ cornute e mazziate”

Disuguaglianze economiche: il Gender Pay Gap. Cos’è?

Il GENDER PAY GAP è un annoso problema che non esiste solo in Italia ma è comune in tutti i paesi del mondo, ma non per questo è un “mezzo gaudio”

Assumendo l’ipotesi che donne e uomini abbiano la stessa produttività potenziale ci si aspetta, di conseguenza, di riscontrare nei dati la stessa retribuzione media per entrambi i generi, cioè la stessa ricompensa per prestazioni di uguale valore.

I dati mostrano invece che le donne ricevono un minor salario per ora lavorata in modo non casuale, ma correlato all’appartenenza di genere.( quindi una forma di sessismo)

Non vi è ragione per la quale donne e uomini con le stesse caratteristiche individuali quali: età, titolo di studio, professione, livello di inquadramento, settore di attività, dimensione aziendale, tipo di contratto, numero di figli, intelligenza, affidabilità, debbano ricevere retribuzioni differenti, non c’è motivazione alcuna perché le donne debbano avere una busta paga più leggera.

Le nostre donne politiche, qualunque bandiera sposino, dovranno essere coese e impegnarsi attivamente per risolvere questo problema perché diversamente non si potrà mai parlare di parità dei sessi, di civiltà, di illuminismo, ma rimarremo sempre nell’oscurantismo.

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