Furfanti allo sbaraglio

“Furfanti allo sbaraglio” di Karla Offembach ha il taglio esilarante di una commedia noir, con un pizzico di suspance/macabro che le conferisce un sapore avvincente. A leggerla, c’è da divertirsi a crepapelle, con personaggi così ben tratteggiati da risultare tangibili. I nomi sono veri e propri appellativi, cuciti sartorialmente sulle caratteristiche di ciascuno, e grazie ad essi non c’è rischio che si crei confusione tra i tanti personaggi. Loschi individui, al limite del paradosso, girano attorno ad una vicenda contorta, tipica della truffa all’italiana. La verve dell’autrice non lascia scampo: ci si fa travolgere dalla narrazione e ci si ritrova perfino a fare il tifo per l’uno o per l’altro malandrino. A ben guardare, però, non si tratta di una commedia priva di significati taglienti. Essa, infatti, mette bene in scena la storia di un paese in cui spesso il confine tra lecito e illecito è labile ed al truffatore viene riservato perfino un ruolo di tutto rispetto. “Malaffare”, luogo da cui la vicenda prende piede, è nient’altro che uno scorcio di un’Italia che ha perso di vista i valori di onestà, autenticità e tutela del più debole, ed in cui chi non ha sufficiente “cattiveria di vita” si ritrova coinvolto e travolto da situazioni spiacevoli e soprattutto onerose. Un sincero applauso all’autrice per la vivacità dei dialoghi e la caratterizzazione dei protagonisti e delle location. Assolutamente consigliato.

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