“Io Chirù lo riconobbi dall’odore di cose marcite che gli veniva da dentro, perché quell’odore ero lo stesso mio”
Chirù di Michela Murgia è un libro che mi ha completamente affascinato con la sua straordinaria padronanza del lessico. La scrittrice dimostra una maestria nell’uso delle parole che rende la lettura un’esperienza coinvolgente e appagante. Fin dalle prime pagine, Murgia cattura l’attenzione del lettore con la sua prosa ricca e variegata. Ogni parola scelta con cura e intelligenza contribuisce a creare una narrazione viva e vibrante. L’autrice riesce a trasmettere le emozioni e le sensazioni dei personaggi attraverso una gamma di vocaboli accuratamente selezionati, creando un legame profondo tra il lettore e la storia che si svela di fronte ai suoi occhi.
“Chirù” è un romanzo che si nutre di parole, ogni pagina è un piacere per gli amanti della lingua italiana. Murgia ha l’abilità di creare immagini vivide con le parole mediante l’uso di metafore e descrizioni dettagliate per dipingere scenari e situazioni in modo così realistico che sembrano prendere vita davanti a noi.
Eleonora, la protagonista del romanzo è un’affascinante donna di 38 anni che ha fatto scelte di vita anticonvenzionali.
“Sono troppo destabilizzanti gli appagamenti raggiunti fuori dalla norma, oltre i confini di quei patti taciti su cui si reggono molte relazioni che amiamo definire solide. Le varianti di struttura non sono gradite. Ogni volta che ho detto che ero felice così, ho sempre scorto negli occhi altrui il bisogno di non crederci. Al contrario, ogni volta che ho concesso la falsa conferma della mia incompiutezza li ho visti rassicurati di aver fatto bene a considerarsi per tutta la vita la metà di qualcun altro…”
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Eleonora è un’attrice teatrale affermata, la sua forza sta nel non essersi piegata ai dogmi imposti dalla società in merito a matrimonio e figli. Ha aderito alla sua personale idea di felicità e, per questo, trasuda rispetto, eleganza e sicurezza in se stessa. Eleonora è l’esempio di come la felicità possa essere perseguita in modi diversi ed è la conferma che si possono realizzare i propri sogni anche senza avere alle spalle una famiglia che li supporti.
In Chirù non troveremo famiglie edulcorate e artefatte in stile Mulino Bianco, in Chirù la famiglia è cruda e crudele
“è il posto dove essere sangue del sangue significa essere l’uno la ferita dell’altro”.
Le pagine di Chirù offrono un leitmotiv di sottofondo, una critica sottile e potente nei confronti del patriarcato; temi cari alla scrittrice che ha sempre trattato con grande consapevolezza le dinamiche di genere. La scrittrice utilizza le parole in modo intenzionale per evidenziare le disuguaglianze e le ingiustizie che le donne affrontano nella società.
“Ho visto famiglie fondare il proprio equilibrio umorale sul broncio di un neonato, sul cipiglio di un vecchio, sulle moine di una ragazzina, ma nella nostra era saldamente in mano a mio padre, che con uno sguardo faceva sorgere o tramontare il sole sul viso di mamma e di Daniele”
Se devo trovare una nota stonata, è il finale, banale e non aderente alla figura di Eleonora fino qui delineata, tuttavia, rimane una lettura degna di nota.
Un romanzo, Chirù, suddiviso non in capitoli ma “lezioni” dalla trama avvincente e dal lessico ricercato, che vi coinvolgerà emotivamente e quando sarete arrivati alla fine, la lezione l’avrete imparata davvero.
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