Aspasia, la donna che governò Atene.

Come fosse arrivata ad Atene questa donna, dotata di fascino e carisma non comuni e con un cervello politico di tutto rispetto, nessuno lo sa di preciso, e ancor meno come sia riuscita a divenire in breve tempo prima la concubina esclusiva e poi addirittura la moglie di Pericle.

Di lei abbiamo notizie attraverso gli storiografi Senofonte, Plutarco ma anche Aristofane, Platone e Socrate. Quest’ultimo l’ha definita “sua maestra” lodandone la saggezza e l’intuito politico.

Aspasia di Mileto è uno dei personaggi più iconici del V secolo a.C. in Grecia in un contesto storico in cui l’unico ruolo della donna era quello di “ombra” del marito, lei si affermò come figura di spicco nel panorama culturale della democrazia ateniese.

Aspasia, Marie Bouliard, 1794

Da Mileto, terra che aveva dato i natali ai primi filosofi Talete, Anassimandro e Anassimene,si era portata dietro lo spirito indagatore e libero, la capacità di spaziare con la mente e oltrepassare gli steccati del conformismo e della tradizione. Donne toste, le Milesie, e così Aspasia, il cui nome significa “colei che accoglie” (aspasios- da aspazesthai,”accogliere”), arrivata ad Atene, nella fulgida Atene del V secolo, non le passava neanche per l’anticamera del cervello di stare a casa a filare i pepli e ad accudire la famiglia, di non ricevere istruzione e di essere sottomessa al marito. Ad Aspasia la libertà le era più preziosa della vita. E allora sceglie di essere non moglie ma etera: libera protetta da un uomo libero, o magari da più d’uno.

“per poter filosofare in libertà, aveva scelta la professione di etera” _Umberto Eco

Chi erano le Etere?

A differenza delle pornai (prostitute di basso ceto destinate a uomini volgari e senza potere), le etere appartenevano a una ristretta cerchia di cortigiane molto colte e rispettate per la loro saggezza. Nell’antica Grecia la professione delle etere era molto lontana dal concetto di prostituzione. Erano in realtà donne molto colte e sofisticate che offrivano agli uomini oltre al piacere dei sensi, un divertimento intellettuale. Erano le uniche donne veramente libere del tempo. Le etere, infatti, potevano uscire, partecipavano ai banchetti al fianco degli uomini e, addirittura, potevano ricevere in casa e se fossero state abbastanza fortunate avrebbero potuto essere mantenute da un uomo potente. I privilegi di cui godevano erano in netto contrasto con la situazione femminile dell’epoca, donne sottomesse e senza alcun grado culturale, fedeli, devote, capaci di accudire il marito e i figli e soprattutto silenziose.

Aspasia e Pericle. Due parti della stessa mela

Chissà come si incontrarono Aspasia e Pericle, entrambi belli, affascinanti e fieri, chissà chi avrà abbassato per prima lo sguardo. Eppure, per lei Pericle perse la testa, ne fece la sua concubina esclusiva, per poi lasciare la moglie legittima e unirsi in matrimonio con Aspasia nonostante fosse una straniera. Il concubinato ad Atene era una pratica ben vista, usuale, incoraggiata dalla società fortemente maschilista dell’epoca. La storica dell’antichità Eva Cantarella racconta che nella Grecia antica gli uomini potevano avere tre tipi di donne: moglie (per la discendenza preferibilmente di figli maschi), concubina (per le relazioni sessuali) ed etera (per il piacere, inteso però come soddisfazione generale di maggiore necessità). Pertanto, Pericle fu osteggiato non perché avesse un’amante bensì perché nutriva un sentimento d’amore autentico per una straniera tanto da abbandonare la moglie e convivere con lei.  Fu la sua saggia consigliera; lui governava in politica e lei la vita culturale. Mai Atene fu più splendida, era quella l’Atene di Fidia, di Socrate, di Platone, di Euripide.

Aristofane sosteneva ironicamente che fosse Aspasia a scrivere i discorsi di Pericle e a indirizzarne la politica come quando, ad esempio, Atene intervenne in una controversia tra la città di Samo e Mileto schierandosi a favore di quest’ultima.

Una femminista ante litteram

Condurre una vita libera e indipendente all’epoca significava andare incontro ad attacchi personali, difatti subì un processo per empietà in cui rischiò la pena di morte. Le accuse a cui Aspasia fu sottoposta erano finalizzate a coprirla d’infamia, ma l’obiettivo principale era, evidentemente quello di indebolire il potere politico di Pericle

Posso definirla una femminista ante litteram, incarnando il principio della “sorellanza” proprio dei nostri anni. Pensate che Aspasia fu insegnante di retorica e filosofia in uno dei più famosi circoli intellettuali di Atene! Con la sua “scuola” spiegava i principi dell’etica, dell’economia e soprattutto dell’arte erotica, per cui “l’amore” doveva essere il principio primo di tutte le cose. Insegnando la cultura alle giovani donne ateniesi, svolse un ruolo importante nell’emancipazione femminile e rivendicò la dignità delle donne in ogni suo discorso.

Non si sa come morì, ma la scomparsa di Aspasia dalla scena ateniese, così come la sconfitta della città e la morte di Socrate, segnò la fine del secolo più brillante nella storia di Atene. Con lei spariva una grande personalità femminile, un esempio unico nella Grecia classica e non soltanto “l’amante straniera di Pericle”, come viene liquidata nei testi scolastici.

Aspasia nella letteratura moderna

Il nome di Aspasia è stato ripreso da Giacomo Leopardi nell’opera Ciclo di Aspasia, dedicata alla traumatica vicenda d’amore vissuta dal poeta per la nobildonna sposata Fanny Targioni Tozzetti, a cui il poeta fa riferimento utilizzando lo pseudonimo di Aspasia. Un totale di cinque componimenti che hanno come tematiche principali l’amore e la morte, il disincanto e la caduta delle illusioni.

Aspasia e la Medea di Euripide. Similitudini

Alcuni studiosi si sono domandati se sia possibile che Euripide abbia tratto ispirazione dall’Aspasia storica per rappresentare la sua più grande eroina tragica: Medea.( leggi l’articolo)

In effetti i trait d’union fra le due donne, storica e letteraria sono molti e congrui.

H. Konishi sottolinea le caratteristiche comuni ad Aspasia e a Medea.

a) sono entrambe straniere in Atene, legate sentimentalmente al leader della città, e famose per la loro saggezza.

b) entrambe sono in esilio dalla loro patria.

c) entrambe hanno figli illegittimi minacciati dalla presenza di eredi legittimi.

H. Konishi   parte dal presupposto che il pubblico delle rappresentazioni tragiche doveva avere ben presenti i fatti di politica contemporanea avvenuti nella primavera del 431 a. C., quando la Medea venne rappresentata per la prima volta.  La preoccupazione per la guerra imminente era sicuramente dominante in ogni spettatore. Pericle era bersaglio da parte dell’opposizione per la sua intransigente decisione di muovere guerra a Sparta, ed era stato duramente attaccato tramite i processi a persone del suo entourage, Anassagora, Fidia e Aspasia. Quest’ultima si trovava dunque nell’occhio del ciclone, additata come colei che ha sobillato l’idea di muovere guerra a Sparta.  Come non pensare, allora, che l’eroina perseguitata protagonista della tragedia di Euripide non prendesse spunto dalle vicissitudini di un personaggio reale?

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