Diana de Poitiers. La più bella del reame.


Marguerite Yourcenar scrisse “la sua bellezza era così assoluta, così inalterabile, da occultare la personalità stessa di colei che ne era dotata”.

Durante un torneo cavalleresco Enrico, undicenne, figlio di Francesco I e futuro re di Francia, si innamorò perdutamente di Diana che aveva 19 anni di più. A differenza del suo introverso e romantico cavaliere, Diana amava soprattutto se stessa. Fredda, altera, ambiziosa e lungimirante, restò vedova all’età di trenta anni, ben decisa a non risposarsi, costruì attentamente il suo personaggio.

Sapeva bene che diventare la favorita di un giovane principe recava molte incognite, innanzitutto rischiava di mettere a repentaglio la sua fulgida reputazione, esporsi al ridicolo, e andare incontro prima o poi a un abbandono umiliante. Soppesò attentamente i pro e i contro e alla fine decise di concedersi a Enrico che nel frattempo era stato incoronato re di Francia.

Il loro primo incontro avvenne al castello di Ecouen e da allora furono amanti fino alla morte di lui.

Onori all’amata

Enrico omaggiava la sua amata con onori e doni sempre più importanti; oltre ad alcuni dei più bei gioielli della corona, le donò il castello di Chenonceau, nella valle della Loira, che Diana ristrutturò secondo il suo raffinato gusto. Sua è la costruzione del caratteristico ponte sul fiume che ne fa un luogo di inconfondibile bellezza ed originalità, insieme alla realizzazione dei giardini all’italiana, lungo il fiume stesso. Ma non basta, Il sovrano le fece costruire anche un castello nella terra natale presso Anet, dove Diana si ritirò dopo la morte del re e fino alla fine dei suoi giorni.
In omaggio all’amata, il re iniziò a siglare tutto il possibile con le iniziali del suo nome E II intrecciate con una D, spesso foggiata come una falce di luna. I monogrammi intrecciati dei due amanti apparivano dappertutto, sugli arazzi preziosi nelle sale dei castelli che il re frequentava, sui tendaggi e le cortine delle camere reali, sui mobili nelle stanze, sulla biancheria da letto e sulle tovaglie, persino le aiuole e le siepi dei giardini dove passeggiava la corte, furono scolpiti con i loro monogrammi, sulle carrozze reali e sui finimenti dei cavalli. La regina Caterina a tutto ciò doveva fare buon viso a cattivo gioco, abilmente istruita nell’arte della dissimulazione, si dimostrava apparentemente rispettosa della rivale. 

Il mito di Diana

Diana, ispirandosi al suo nome, aveva preso come sua effige personale la dea Diana, e come stemma personale la luna, simbolo nella mitologica classica legato ad Artemide, Diana per i latini. 

Ella amava infatti portare gioielli dalla foggia a falce di luna, come nel ritratto più noto che di lei rimane, nel quale mostra un piccolo gioiello, probabilmente di diamanti, a mo’ di fermaglio sull’acconciatura dei capelli, come una piccola corona. Inoltre si fece ritrarre nelle numerose opere che la ritraggono adoperando le stesse sembianze di Diana, dea della caccia e della luna. 

Dama al bagno, François Clouet

E’ del periodo di maggiore splendore dell’astro della bella Diana, il famosissimo quadro di François Clouet, ritrattista di corte, che pur non nominandola, essendo intitolato semplicemente “dama al bagno” la ritrae immersa fino alla vita in una tinozza, orgogliosamente a seno nudo.

La tradizione vuole che sul suo seno sia stata modellata la coppa ideale dello champagne: questo vino era considerato il migliore, come il seno di Diane era ritenuto il più bello della sua epoca.

Quale era il segreto della bellezza di Diana?

Per distrarre il suo regale amante organizzava balli, tornei, partite di caccia e non trascurò mai la sua bellezza, ritenendola un capitale da proteggere e che conservò per tutta la sua vita. Molti si sono chiesti come avesse potuta mantenere inalterata nel tempo la sua candida bellezza e la sua pelle alabastrina. Il segreto fu scoperto nel 2009 quando un’équipe specializzata di genetisti, analizzò i resti appartenenti a una donna di circa 60 anni e dal fisico atletico, trovati ad Anet in una fossa comune con due bambini, gli scienziati sono sicuri si tratti di Diana grazie al confronto coi capelli rubati dai giacobini e conservati in un medaglione. Sono stati fatti prelievi di DNA in un dente e in piccoli frammenti di tessuti; tra gli altri, una tibia che presentava una frattura molto netta: Diane infatti si era spezzata una gamba, un anno prima di morire, cadendo da cavallo. Il dato più incredibile di questa indagine è il tasso d’oro concentrato nelle ossa, oltre 250 volte superiore al normale; lo stesso risultato è emerso dai capelli, che hanno ulteriormente confermato una notevole percentuale di mercurio (usato nella raffinazione dell’ORO). Dunque svelato l’Elisir di bellezza e giovinezza utilizzato da Diana, si trattava di una bevanda a base di oro purissimo, ricavato dagli zecchini veneziani, disciolto in una soluzione composta da acido nitrico e acido muriatico che pur mantenendone inalterata la bellezza le causavano un’intossicazione cronica e devastante.

Ecco chi era Diana, la Grande Favorita il cui trascorrere del tempo non l’aveva scalfita, facendole mantenere inalterati bellezza e imperituro amore del sovrano e che, per poter conservare entrambi, ne aveva pagato il prezzo con la vita.

Curiosità.

A proposito del monogramma del re e della sua favorita, Caterina lo aveva adottato come proprio. Al punto che quarant’anni dopo lo fece incidere sulla tomba del marito e sulla propria. Diana ne veniva così spossessata. Questa era Caterina: capace di trasformare un affronto in un motivo di vanto.

Torna su