La MADELEINE di PROUST, poesie, sapori e ricordi…

Qualche giorno fa scopro questa poesia intensa e altamente erotica di cui non conoscevo l’autore: 

Mi perseguita il tuo odore, mi insegue e mi possiede. Questo odore non è un profumo sovrapposto su di te, non è l’aroma che porti come un ornamento in più: è il tuo odore essenziale, il tuo alone unico. E quando, assente, il mio vuoto ti convoca, una raffica di quell’alito mi arriva dal punto più dolce della notte. Io odoro di te e il tuo odore mi impregna dopo che siamo stati insieme a letto, e quell’aroma sottile mi alimenta, e quell’alito essenziale mi sostituisce. Io odoro di te”.

Darío Jaramillo Agudelo

e ho fatto un’associazione di idee ricordandomi la madeleine di Proust

Viene spesso citato questo esempio letterario per spiegare come un oggetto, un gesto, un colore ma in particolar modo un profumo, un odore appunto, possa riportarci fortemente alla memoria ricordi che credevamo dimenticati. A chi non è successo di ricordarsi in maniera istantanea e vivida di una persona cara o di un evento del passato. La rilevanza è tale che è stato creato il termine sindrome di Proust  per descrivere il fenomeno. Sto parlando di Alla ricerca del tempo perduto, uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale in 7 volumi e circa tremila pagine!

In questo romanzo, il protagonista ricorda poco o niente della sua infanzia, ma racconta di come dopo aver assaggiato un pasticcino inzuppato nel tè mentre si trovava a Parigi, gli tornino in mente alcuni dettagli di quando era piccolo, il viso di zia Lèonie e la cittadina di Combray . Questa memoria sopraggiunge grazie al sapore della madeleine che gli rievoca la memoria del biscotto assaggiato anni prima. Un semplice morso e un profumo scatenano emozioni e sentimenti a riprova della nostra umanità e sensibilità. Il passato di Proust irrompe nel suo presente in maniera del tutto inattesa, semplicemente attraverso alcune briciole immerse in una tazza di tè fumante, facendo rinascere in lui il piccolo Marcel, quel bambino che non vedeva l’ora di scappar via da quella cittadina di provincia.

“ […] Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo.[…]

Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me.[…]

Poi, tutt’a un tratto il ricordo è apparso davanti a me. Il sapore, era quello del pezzetto di madeleine che la domenica mattina a Combray, quando andavo a dirle buongiorno nella sua camera da letto, zia Leonie mi offriva dopo averlo intinto nel suo infuso di tè o di tiglio.”

LA RECHERCHE, ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

DALLA PARTE DI SWANN, 1° volume, 1909 -1922


La grande intuizione di Proust fu, dunque, che l’olfatto e il gusto hanno un ruolo fondamentale per la memoria e per il recupero dei ricordi, soprattutto perché involontaria. Nel 1911, l’anno della madeleine appunto, gli scienziati non avevano ancora idea di come i nostri sensi comunicassero all’interno del cervello. Oggi le neuroscienze sanno che Proust aveva ragione. I sensi dell’olfatto e del gusto sono quelli più “sentimentali”. Non è facile, infatti, descrivere a qualcun altro il profumo di gelsomino o l’aroma del caffè, perché si tratta di percezioni intime e difficilmente condivisibili. Questo perché gusto e olfatto sono gli unici due sensi direttamente collegati all’ippocampo, che guarda caso, è il centro della memoria a lungo termine. La scienza spiega le nostre emozioni, in questa eterna dicotomia di Ragione e Sentimento…

Teniamoci stretti i nostri ricordi, sono frammenti della nostra vita!

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