Il Ballo delle Pazze

autrice: Victoria Mas

casa editricie: Edizioni e/o

pubblicazione: 10 febbraio 2020

pagine: 189

Le donne di fine Ottocento così come nelle precedenti epoche storiche, avevano un ruolo di puro ornamento dell’uomo. Dovevano non pensare, obbedire al marito ed essere fattrici di figli maschi. Sic et simpliciter.

Gli spiriti liberi erano considerati una minaccia, perciò era meglio internare queste donne e spacciare la loro “libertà mentale” per “malattia mentale”. Donne a cui veniva inflitta la “morte civile” da parte degli stessi familiari, gli uomini innanzitutto con il beneplacito delle donne terrorizzate potesse toccare la stessa sorte anche loro.


Il romanzo è ambientato a Parigi all’interno del Salpêtrière, luogo di internamento per le donne giudicate dalla società scomode, definite “le internate” ed etichettate come isteriche, pazze. Dietro ognuna di loro si nasconde un dolore profondo, un rifiuto, una perdita, un abuso. Finivano relegate in manicomio per non uscirne più, diventando oggetto di studio, o cavie da laboratorio, sottoposte ad esperimenti che si rivelano spesso dannosi e lesivi per sempre.


“un deposito per tutte quelle che disturbano l’ordine costituito,[…] per tutte quelle la cui sensibilità non corrisponde alle aspettative, una prigione per donne colpevoli di avere un’opinione”


Tuttavia lo stile del romano è estremamente semplificato così come lo è il plot. I personaggi non presentano nulla di nuovo, sono tutte figure inflazionate e banali da un punto di vista letterario – la figlia ribelle di buona famiglia, la ragazza ingenua che si fa irretire da un uomo, la governante arcigna – ma soprattutto ne manca il logos introspettivo.

Peccato, un’occasione mancata all’autrice nel suo romanzo d’esordio.

Torna su