FAVOLE e FALENE di Carmen Trigiante

La prolifica e creativa penna di Carmen Trigiante ha fatto centro un’altra volta. 

FAVOLE e FALENE, un titolo allegorico per una lettura che si palesa al lettore in maniera scorrevole e apparentemente leggera, trattata in veste umoristica. In realtà tocca argomenti di grande spessore che inducono il lettore a intelligere nel significato originario della parola intus legere = leggere dentro. Gli elementi per l’introspezione ci sono tutti: il conflittuale rapporto madre-figlia, la disillusione, la mancata accettazione del proprio corpo, lo scontro familiare e lo scontro con la società antimeritocratica, e alla fine, l’auspicata rinascita.

La protagonista Luana insieme al suo alter ego, dall’accento siciliano, che come un grillo parlante talvolta la ammonisce talaltra la istiga, si trova a vivere una guerra intestina in piena età adolescenziale. Vuole inseguire il suo sogno a tutti i costi: diventare un’étoile, una ballerina di danza classica, tuttavia madre natura le ha donato un seno prorompente, le menne, che farebbe la felicità di tutte le sue coetanee e invece per lei è una vera dannazione e per il quale detesta la madre, rea di averle lasciato questa eredità in dono.

Ogni essere umano, dentro di sé, custodisce dei sogni che vorrebbe vedere realizzati, ma bisogna anche scegliere i sogni giusti da seguire, la mancata realizzazione può essere un duro colpo da un punto di vista psicologico. 

“ Non ero una farfalla, non c’erano colori sgargianti sulle mie ali a inebriarmi di bellezza, ma le macchie scure di una falena che si era lasciata ammaliare dalla luce della ribalta ed era finita spiaccicata su una squallida lampada alogena”.

Il punto è che, nonostante tutto, esiste la reale possibilità di raggiungere la felicità ugualmente. La vita ci concede opportunità che mai avremmo immaginato e che dobbiamo accogliere senza ritenerle, in maniera riduttiva, seconde scelte. In realtà la casualità rivela quella che è la nostra vera vocazione. 

Non mancano nel romanzo, le citazioni colte , da Leopardi a Eraclito, da Merini a Omero, da Freud a Nietzsche, né i periodi descrittivi che hanno la capacità di farci vivere la storia in prima persona.

Un romanzo diverso da quelli a cui Carmen Trigiante ci aveva abituati. Mancano i toni noir, lo definirei un romanzo a colori sgargianti come le tele dipinte da Luana tuttavia, si riconferma la capacità introspettiva in chiave filosofica propria della scrittrice.

Libro interessante, da leggere tutto d’un fiato!

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