Eva Kant, inconsapevole femminista.

Gli esempi di donne in odore di santità e votate al sacrificio, non hanno mai avuto grande appeal su di me. Sono sempre stata attratta dalle personalità controverse, fuori dagli schemi e capaci di auto affermazione, perché mi danno maggiore possibilità di scavo e di introspezione.

Ho amato Eva Kant sin da bambina, attendevo con trepidazione l’uscita del numero in edicola e mio padre che, rincasando, portava con sé una copia di Tex Willer, il suo fumetto preferito, e il mio adorato Diabolik – mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.  Posso tuttavia, a mia discolpa dire, che avevo sul comodino anche Piccole Donne, ovviamente Jo March era la mia eroina. (Breve annotazione: Umberto Eco leggeva Tex Willer, ma si è espresso malamente su Diabolik, ahiahiahi! )

Inizio a leggere Diabolik verso la fine degli anni Settanta, il fumetto andava a gonfie vele e Eva Kant dominava la scena non come “assistente” ma da coprotagonista a tutti gli effetti. La femme fatale più nota del fumetto italiano è un’icona di eleganza e di femminilità con i suoi movimenti aggraziati e felini, il nero dell’outfit che vibra con il biondo dei suoi capelli, raccolti in uno chignon che suggerisce una derivazione nobile, come di fatto è lei. Eva è una donna capace, conoscitrice di arti marziali, maestra di travestimenti e abile pilota. È la compagna di Diabolik, ma rimane una donna indipendente che ha imparato a non fidarsi degli uomini, una donna che non appartiene a nessuno se non a se stessa.

“Il matrimonio è la cosa che meno desidero al mondo”

“Quelle donne che fanno impazzire gli uomini nel desiderio di espugnarle perché non sono di nessuno, non sai mai cosa pensano, non ti lasciano entrare nei sogni e forse mentono quando sorridono, e poi invece ti tendono la mano e ti salvano la vita ma sempre resta il dubbio che spariscano, un giorno, senza lasciare nell’armadio neppure l’odore degli abiti”. –

Eva Kant entra in scena, Mondadori, 2018.

Eva Kant. Chignon e tuta nera.

Bionda, aristocratica e bella come una diva Hollywoodiana, eleganza e classe sono la sua cifra. Eva Kant entra in scena a marzo del 1963 al terzo numero della saga “L’arresto di Diabolik”, e sarà proprio lei a salvare Diabolik evitandogli la ghigliottina, ribaltando i canoni tradizionali che volevano che l’eroe salvasse la donna di turno in pericolo. La bellissima e affascinante Lady Kant è vedova di Lord Anthony Kant, ambasciatore sudafricano morto in modo misterioso: ufficialmente sbranato da una pantera durante un safari, si narra che sia stata proprio la moglie a servirlo in pasto alla belva. 

L’antefatto.

Eva è figlia illegittima di Caterina, bellissima donna di umili origini e di Lord Rodolfo Kant, il quale vive questa relazione clandestinamente, nascondendola alla sua nobile famiglia. L’uomo regala alla donna il Diamante Rosa, un gioiello di raro valore simbolo del casato dei Kant, ma il perfido cugino Anthony Kant scopre la relazione tra i due innamorati, impone a Rodolfo di abbandonare Caterina, si riprende il gioiello e porta Eva in un orfanatrofio. Caterina in preda al dolore si uccide ma prima di morire rivela a Eva (che nel frattempo è riuscita a fuggire) il nome del padre. Intanto la perfidia di Anthony non si placa, uccide il cugino, cattura di nuovo Eva e la fa rinchiudere in un riformatorio. Passano gli anni ed Eva, diventata adulta e bellissima, la troviamo spia sotto le mentite spoglie di cantante di night-club, dove incontra Anthony, lo seduce e lo sposa, recuperando il cognome e il gioiello di famiglia. Anthony è però un uomo violento che si propone di uccidere la moglie, ma muore sbranato da una pantera nera – legata simbolicamente a Diabolik. Rimane il sospetto che sia stata Eva a spingere il marito nella fossa della belva. 

Durante questo primo incontro Lady Kant, a cui Diabolik cerca di rubare il prezioso Diamante Rosa, si racconta al criminale e tra i due è amore al primo sguardo. Le confesserà in seguito Diabolik ricordando il loro primo incontro:

“Quel giorno con te non ho incontrato solo una compagna,

ma una vera e propria ragione di vita, senza di te che vita sarebbe la mia?”

In molti affermano che la storia e il successo del Re del Terrore ha effettivamente inizio dal momento esatto in cui incontra la sua complice e amante, come se prima il personaggio fosse incompleto.

Una “coppia di fatto”

Eva Kant il personaggio, rappresenta la nicchia più colta del fumetto italiano, trasgressivo e innovativo come nessun altro fumetto europeo ha saputo essere, sempre seguito dallo spauracchio della censura per le provocazioni che sapeva stimolare. Le sorelle Giussani crearono per Eva un personaggio antifemminile e non convenzionale per gli standard dell’epoca. In un’epoca in cui il matrimonio era il fulcro sul quale si erigeva la società, un matrimonio che una volta stipulato non poteva essere interrotto –  nel 1962 il divorzio non era consentito e forse neanche immaginato –  Eva Kant con Diabolik rappresentano la prima “coppia di fatto” e lei interpreta un ruolo paritetico a Diabolik all’interno del fumetto.

Diabolik è femmina

Diabolik ha un DNA tutto al femminile. La sua creazione si deve alle sorelle Giussani per Astorina editore: nell’epoca in cui il mondo femminile, era considerato adatto solo ai racconti rosa, le due sorelle si sono cimentate invece con il genere noir. Il bisogno di guardare il lato oscuro, le ombre, il mistero, la notte dove regna incontrastata la Luna, è da sempre prerogativa femminile.

Angela Giussani negli anni Cinquanta è una giovane donna dal carattere forte e ribelle. In un’epoca in cui l’emancipazione femminile era difficile da immaginare – vigeva una morale autocastrante e un modello di donna/moglie stereotipata – lei fotomodella e giornalista, pratica equitazione e possiede addirittura il brevetto di pilota d’aereo, oltre a manifestare spiccate simpatie per gruppi anarchici.  Decide di fondare da sola l’Astorina, una casa editrice, che si affiancava all’Astoria di Gino Sansoni, di cui è stata moglie infelice senza possibilità di divorziare, all’epoca la legge non lo prevedeva. Al progetto si unirà più tardi la sorella, Luciana che dal 1987, a seguito della morte di Angela, porterà avanti la Casa Editrice da sola.

Eva Kant a bientôt!

Curiosità. Le sorelle Giussani per Diabolik prendono ispirazione da Fantômas, personaggio creato nel 1911 dai francesi Marcel Allain e Pierre Souvestre. Fantômas è uno spietato assassino che usa il suo genio per uccidere e per sfuggire alla giustizia. È in tutto e per tutto un eroe negativo privo di alcuna reticenza imposta dalla morale, che ha come unico scopo accumulare ricchezza ed è proprio a questo personaggio che s’ispirano le sorelle Giussani. Eva Kant è la sua Lady Bentham, la donna che lo salva dalla ghigliottina.

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