Aretusa. Un mito di prevaricazione maschile

“Giace della Sicania al golfo avanti
un’isoletta che a Plemmirio ondoso
è posta incontro, e dagli antichi è detta
per nome Ortigia. A quest’isola è fama,
che per vie sotto il mare il greco Alfeo
vien, da Doride intatto, infin d’Arcadia
per bocca d’Aretusa a mescolarsi
con l’onde di Sicilia.”
__Virgilio, Eneide, libro III

Molti potrebbero obiettare che il mito sia illusorio, perché frutto di un’invenzione, in realtà proprio perché mito è sempre vivente e offre spunti per argomenti di grande attualità. Il mito di Aretusa è quanto mai moderno, la sua è una storia di prevaricazione e di soprusi, mascherati dall’amore. Quell’amore che spinge dei, uomini ed eroi a viaggi arditi e imprese mirabolanti, a incredibili metamorfosi, noncuranti talvolta, del volere dell’amata. Dunque, possiamo parlare di amore in questi casi? No. Se si impone non è amore!

Chi era Aretusa?

Era una ninfa al seguito della dea Artemide, alla quale aveva fatto voto di castità, era tra le sue predilette, e viveva con le sorelle nei boschi. Di irresistibile bellezza, ma talmente timida che mostrarsi agli uomini le generava turbamento. 
Aretusa, dopo una battuta di caccia e in cerca di refrigerio, certa di non essere vista, si tolse le vesti e si immerse nuda nelle acque del fiume Alfeo
L’acqua cominciò improvvisamente a ribollire e, proprio mentre Aretusa tentava di raggiungere la riva, le apparve Alfeo, figlio di Oceano. Lo spirito del fiume si mostrò a lei con sembianze umane: bello, biondo e con gli occhi colmi di desiderio. 
Aretusa però non ricambiava il suo sentimento, anzi lo rifuggiva, e impaurita si affrettò a uscire correndo. Alfeo invaghitosi follemente della ninfa e iniziò a inseguirla. 

Vi ricorda qualcosa? A me ricorda tristemente gli innumerevoli casi di stalking di cui è impregnata la cronaca quotidiana.

Stremata dalla fuga e violata dagli occhi bramosi di Alfeo, invocò  l’aiuto di  Artemide che per proteggerla prima la avvolse in una nube per nasconderla alla sua vista e poi la trasformò in una fonte nella lontana isola di Ortigia.

Riuscii dunque, a sottrarla ad Alfeo, che non intendeva rassegnarsi, il suo desiderio era troppo grande e chiese l’aiuto di Zeus, notoriamente stinco di santo, e del padre Oceano che gli permisero di allontanarsi dal Peloponneso, di attraversare il mare, e di mescolarsi con le acque di Aretusa, suo malgrado e per sempre. 

Lo definite innamorato o desideroso di possesso colui che agisce noncurante del volere dell’amata? Ha forse chiesto Alfeo, se Aretusa gradisse accogliere il suo amore o se amasse di più la sua libertà? 

LEGGI IL MITO DI ARTEMIDE. QUANDO L’ARCHETIPO CHIAMA, LA DETERMINAZIONE SI PALESA

La Fonte Aretusa. Curiosità

Fonte Aretusa, Ortigia, Siracusa

La fonte Aretusa si trova a Ortigia, primo nucleo abitato di Siracusa e sfocia nel porto Grande della città siciliana. Per tradizione locale, la Fonte Aretusa viene chiamata anche “a funtana re papiri” ( la fontana dei papiri) a causa della rigogliosa e verde vegetazione che cresce al suo interno. A citare questa fonte di indiscusso fascino, furono nei secoli numerosi scrittori e poeti.

Cicerone nelle sue “Verrine” ne parlava come di “una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra”.

Hanno menzionato questa sorgente anche autori classici come Virgilio, Ovidio, Pindaro, e, in tempi più recenti, colossi letterari del calibro di John MiltonAndré Gide e Gabriele D’Annunzio, Montale e Quasimodo.

Tutt’intorno al laghetto spuntano rigogliosi e verdissimi papiri, che rendono la fonte un vero spettacolo per gli occhi.

Oltre ogni leggenda, una cosa è certa: la Fonte Aretusa è un posto magico che da millenni permette passeggiate romantiche e la vista di favolosi tramonti come solo la Sicilia, terra degli dei e delle dee, può offrire. 

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