Ichinen. Poesie di forza e determinazione.

Nell’abisso dei momenti oscuri e nelle sfide che la vita ci presenta, l’anima umana ha la straordinaria capacità di risorgere, di rinnovarsi e di trovare nuova forza, nuova determinazione: ichinen è la parola buddista con cui si definisce il nostro stato vitale, la nostra direzione nella vita e il modo in cui la affrontiamo. L’autrice Patrizia Zito, ha voluto dare questo titolo ai suoi pensieri sciolti, perché il filo conduttore è la resilienza dell’animo umano. 

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Attraverso le parole incisive e i versi delle poesie di questa raccolta, il lettore sarà condotto in un viaggio emozionale che celebra la potenza interiore e la determinazione di affermarsi. Una danza di parole e sentimenti, con la quale l’autrice Patrizia Zito, desidera trasmettere l’essenza della rinascita, invitando il lettore a intraprendere un viaggio interiore verso una nuova consapevolezza e fiducia in se stesso. Poesie che rievocano l’idea di un nuovo inizio, di un’alba che segue la notte più buia; immagini suggestive per rievocare come, attraverso le crepe del dolore e della delusione, la luce possa filtrare illuminando i percorsi della rinascita interiore.

La bellezza di “Ichinen” risiede nella sua capacità di abbracciare la gamma completa delle emozioni umane: dall’oscurità alla luce, dalla tristezza alla gioia, dalle incertezze alla fiducia, ogni parola scelta con cura cattura l’esperienza umana in tutta la sua complessità. Queste poesie non solo celebrano il processo di guarigione e crescita, ma incoraggiano anche il lettore a riscoprire il proprio potenziale interiore. Da segnalare, come anche nelle precedenti raccolte poetiche della stessa autrice, la rilevante presenza della mitologia greca e. della sua terminologia, sotto forma di visione onirica, metafora o similitudine, tanto cara all’autrice.

AMALGAMA

Ripongo la mia spada lucente e adamantina
nell’elsa
chiudo a chiave l’arsenale – apparente panoplia di vanto -
di cattivi pensieri
di cicatrici nascoste dietro sorrisi
Anima rotta e ricomposta
con amalgama di fuoco, etere e stramonio

Anima ignorante

Ti avevo elevato ai piani alti
tu che sei uno da scantinato
Ti avevo lucidato
come l'argenteria più preziosa
Una vita in farsa, la tua, 
vestita di onorabilità
Facciata imbiancata
con l'interno marcescente
come i sepolcri
il fetore ti precede
Anima ignorante
che mai potrà istruirsi

Animalia

Lento sentire
il fruscio delle dolci onde
carezze sui miei pensieri mutanti
orma, consiglio e senno
ora ruggito, ora ululato
potere e richiamo

Sacra Quercia

Srotolo il serpente
dalla radice fino alla corona
Il mio terzo occhio mi indica la via
Limpida, chiara, tangibile,
Intreccio i miei capelli alle radici della sacra quercia
e sprofondo fino al centro della terra
Qui tutto è crudo, istintivo, primitivo
Tutto si fa ardente e intenso
Mi riapproprio del mio fuoco primigenio
e colma di gioia
risalgo a “rivedere le stelle”

Auriga

Come un auriga tengo a briglie serrate 
il corsiero dei tuoi pensieri
Le mie parole profetizzanti verità 
frustano la tua schiena che
si inarca in movimenti lenti 
come quelli dei felini
adagiati sulle mie caviglie.
Vittima e carnefice di me stessa
ogni volta che mi sono immolata 
alle guerre che ho attraversato 
e che ancora attraverso
in nome della mia indipendenza

FRIABILITÀ
 
Ti incontrai la prima volta 
sull’isola cara agli dèi.
Eros mirò ai miei occhi
La tua vista mi procurava brividi sulla pelle
come quelli che il vento procura all’acqua del mare.
Avrei aspettato mille anni per essere guardata 
con quegli occhi
oblio dal caos.
Avrei aspettato mille anni per essere baciata 
da quelle labbra
preludio delle più alte sfere dell’estasi.
Non sapevo di essere friabile.

Rifugio

Il mio cuore è come una conchiglia 
se appoggi l’orecchio puoi sentire il mare
Sovente di bonaccia tranquillo e sereno
che ti verrebbe voglia di gettare l’ancora
e fermarti a contemplarne la bellezza
Talvolta tumultuoso 
con onde alte e fragorose
che frustano irte scogliere
e come Scilla e Cariddi 
sfidano qualunque barca che ignara navighi in quel mare
perfino i navigatori esperti rischiano di perire tra i suoi flutti
Frammenti di memoria sopraggiungono inaspettati
mentre una lacrima iridata
riga la mia guancia
sembra leggera 
ma quando arriva a terra
la frantuma in mille schegge.
Il mio cuore è come una conchiglia
se appoggi l’orecchio puoi sentire il mare
un mare senza fine, un rifugio perfetto.

Incognita
 
Sono quel che sono, 
combinazione di abitudine e imprevisto, 
furore e razionalità
dedizione e noncuranza,
fiuto animale e riflessività,
sfrontatezza e fragilità,
mai uguale a ieri ma sempre me stessa
libertà e prigionia, 
spesso urticante e 
causa di gastriti altrui
dal peso specifico pesante eppur leggera come una piuma
Se un pensiero non mi emoziona
lo lascio andare
senza una forte attrazione non entro in gioco
Sono fatta di fuoco e di fuoco ho bisogno
ma in fondo resto un’incognita indecifrabile in cerca di poesia

INVENTARIO
 
Torno in stanze remote, 
dagli specchi polverosi
faccio l’inventario del mio magazzino dei ricordi
Spargo fiori sugli eventi che hanno lasciato un’ombra
come se rendessi omaggio alla tomba di un morto
Infondo un tepore nuovo
ai miei dolori più duri
come plastilina nelle mie mani, 
li trasformo in una nuova misura

Luce

Mi sono arrampicata sulle spine
le mie dita sanguinano
ma sono al di là del muro
Mi riapproprio della scintilla divina
che è dentro di me
Mi nutro di luce

Luna Guardiana

Un manto notturno di oscurità avvolge la terra
quiete che nasconde misteri.
Luna selenica, essenza del femminino, 
dalla pelle liscia come seta lucente
Catturi i cuori con la tua luce argentea
musa di ispirazione, regina di incanti, confidente di affanni
Luna guardiana
ti tengo in mano
Tu, sfuggevole presenza
danzi vibrante fra le mie dita
mi lascio guidare su sentieri incantati

Nostalgia

Intreccio il mio passato con fili di seta,
le risate condivise, le lacrime versate,
le carezze mai ricevute di mio padre,
gli sguardi di approvazione mai ricevuti di mia madre
le lezioni imparate, i baci mai dimenticati
Clandestina si insinua la nostalgia
ma non è tristezza
È un’eco lontana di voci zittite
È un canto dolce di ricordi che risveglia,
mi ricorda chi sono e da dove vengo.
Passato e presente si mescolano in un’armonia propria
Accetto che la vita sia un attimo sfuggente,
come le onde del mare che accarezzano la riva
e che nell'abbraccio del tempo, lascia un’impronta indelebile

Pioggia 

Scroscia la pioggia
leggera e delicata
come passi di danza 
su nuvole soffici 
Pioggia tra rarefatti bagliori di luci
Allargo le braccia e la accolgo
Dolce balsamo scivola sui miei capelli, lava i pensieri, dissolve le angosce.
Pioggia come acqua benedetta
battesimo per una nuova vita

Rediviva

Io, perfetta asimmetria di carne, ossa e sangue
lascio cadere le maschere ormai logore
getto via i libri di regole
mai letti
strappo via tutte le etichette cucite addosso
e sputo in faccia le mie verità – quale rediviva Cassandra
Un ritmo incalzante e pungente
che batte come un tamburo
Ci vuole un cuore spericolato per amarmi

Resilienza
 
Lo sconforto mi assale
tappa evolutiva, penso
Ricordi tristi e dolorosi hanno la meglio
Li assecondo
Mi guardo indietro
quali sentieri impervi ho percorso!
Ho camminato sola, passo dopo passo
Mai un rettilineo
o una strada in discesa
Sempre irte salite o
strapiombi senza imbracature a proteggermi
Ho saltato fossi con slancio felino
ho affilato le unghie e mostrato i canini
alle belve pronte a farmi a pezzi
Ho incantato grovigli di spire serpentine
e fatto sciogliere maschere di cera
Mi guardo indietro con occhi indulgenti e fieri
Dove ho versato lacrime sono cresciuti fiori
Saluto il passato con gratitudine
Sono una donna forte da sempre e per sempre.

Rito apotropaico
 
Nel cielo Elios e Selene si guardano sfidanti,
uno sprofonda nel blu, l’altra si eleva sovrana nell’oscurità
Vestita di bianco come una sacerdotessa di Artemide,
mi immergo nelle acque salate
i miei occhi profondi e scuri si specchiano nel mare,
come una sfera di cristallo, mi restituisce il tempo trascorso
Le mie mani si alzano in un gesto d’incanto
antiche sapienze danno voce ai miei intenti
le correnti marine rispondono al richiamo
l’onda mi abbraccia portando con sé un canto antico e segreto
Le gocce del mare baciano le mie labbra, 
il sale sulla pelle purifica le ferite,
il soffio del vento scioglie i nodi ancora rimasti fra i capelli
la luna benevola sigilla il mio rito
e mi dona il coraggio di oltrepassare ogni confine.

Solstizio
 
Eos, la dea dalle rosee dita
danzando sulle nuvole
mi conduce sul carro infuocato di Helios
Le ruote diffondono 
luce scintillante
Un forte calore mi invade 
E diventa dolce euforia
Danzo fra le stelle
Ecco il Solstizio, mi avvolge in un abbraccio
di maestosa magia

Yakamoz

Dolce quiete
ristoro dagli affanni
mentre affondo le dita in un soffice velluto
mi perdo fra sguardi di giada ed eleganti volute in 
feline movenze
Incanto di musica 
Vibrazioni di amore
Cura dell’anima 

Ichinen

Nel fango più profondo radica la sua essenza,
Il fior di loto cresce, puro e luminoso.
Simbolo di forza e resilienza.
Le sue foglie si schiudono con maestria,
raggiungendo la superficie con armonia
così l'Ichinen emerge dall'oscurità,
palpitando nell'anima, una melodia.
Passato, presente, futuro si fondono,
come un arcobaleno di sensazioni e pensieri.
Tremila regni in un istante
la vita svela nei suoi molteplici sentieri.
Tremila regni racchiusi in un petalo di bellezza.
come l'anima che si apre alla saggezza,
nell'Ichinen si cela la vita, una dolce promessa.

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